Contestare le Frontiere in un Contesto Razzista

Grande imbarcazione intercettata al largo di Tobruk, Libia, il 15 Dicembre
Fonte: @brirmijihed
 

Introduzione

Nel 2022, Alarm Phone è stata allertata per 673 imbarcazioni in pericolo nella regione del Mediterraneo centrale. A fronte di 27 casi di pericolo nel 2018, 101 nel 2019, 173 nel 2020 e 407 nel 2021, il 2022 è stato per Alarm Phone l’anno più impegnato in questa regione. Questo aumento degli SOS da parte di imbarcazioni in pericolo riflette un generale incremento degli attraversamenti, così come una crescente conoscenza di Alarm Phone tra le comunità delle “persone in movimento”.

 

 

Circa 105.000 persone sono giunte attraverso la rotta del Mediterraneo centrale: un incremento considerevole rispetto alle 67.500 persone arrivate nel 2021, le 34.000 nel 2020 e le 11.500 nel 2019. Questo aumento mette in luce come, nonostante gli sforzi europei volti ad addestrare, finanziare ed equipaggiare la cosiddetta guardia costiera libica durante gli scorsi anni, e a fronte di una sempre maggiore cooperazione tra autorità europee e tunisine, le persone riescono ancora a fuggire attraverso il mare.

La netta maggioranza delle persone che raggiungono l’Italia lo fa autonomamente, o viene soccorsa a poche miglia nautiche di distanza dalle coste italiane.  Le persone in movimento si sono adattate alle forme di non-assistenza: non possono aspettarsi di essere soccorse dalle autorità europee quando si trovano a distanze considerevoli, specialmente nella zona di ricerca e soccorso (SAR) maltese. Secondo l’ UNHCR, solo 430 persone sono state tratte in salvo verso Malta nel 2022. Ciò mostra, ancora una volta, la reticenza delle Forze Armate Maltesi (AFM) ad intraprendere operazioni di ricerca e soccorso.

Nonostante l’alto numero di arrivi, decine di migliaia di persone non hanno potuto raggiungere l’Europa, essendo catturate in mare e riportate verso i luoghi da cui avevano provato a fuggire. I guardacosta tunisini sono stati ripetutamente coinvolti in operazioni di intercettazione pericolose, alcune delle quali si sono rivelate letali. Secondo il Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali (FTDES), dall’inizio del 2022 sino alla fine di Ottobre, circa 29.000 persone sono state respinte verso la Tunisia. L’OIM stima inoltre che circa 24.700 persone sono state respinte in Libia via mare.

Il venir meno di assetti di soccorso europei e la sistematica non-assistenza delle imbarcazioni in pericolo in mare hanno avuto dei costi umani elevati. Secondo le stime di OIM, 1.377 persone sono morte o scomparse nel Mediterraneo centrale durante il 2022 – certamente si tratta di una sottostima poiché molte morti e scomparse non figurano nelle statistiche. Parenti e amici contattano regolarmente Alarm Phone durante la loro disperata ricerca dei loro cari. Molti di loro, tra cui le famiglie di Zarzis, in Tunisia, sono scesi in strada per protestare contro la violenza di confine dell’UE e chiedere risposte da parte delle autorità europee e tunisine riguardo le loro figlie e i loro figli dispersi. Dal 3 al 5 settembre, abbiamo preso parte alla CommemorAzione a Zarsis, come luogo di incontro tra parenti, amici e membri delle comunità delle persone morte o disperse alle frontiere UE, insieme alle organizzazioni della società civile desiderose di sostenerli e di amplificare le loro voci.

Come negli anni precedenti, la flotta civile ha provato a colmare il rescue gap (vuoto di soccorso) letale creato dall’Europa, ma è stata regolarmente ostacolata dalle autorità europee. Specialmente dopo le elezioni in Italia del governo neofascista di Giorgia Meloni, la flotta civile è stata oggetto di diversi attacchi politici e mediatici e ha fatto i conti con numerose restrizioni. Poco dopo il suo insediamento, il governo ha provato a impedire alle navi ONG – Ocean Viking, Geo Barents, Rise Above, e Humanity 1 – lo sbarco delle persone soccorse nei porti italiani. Dopo il fallimento della strategia secondo la quale soltanto le persone considerate “vulnerabili” avrebbero potuto sbarcare, il governo ha provato ad adottare un approccio differente, emettendo un decreto nel dicembre 2022, poi approvato nel gennaio 2023. Il decreto include una clausola che potrebbe obbligare i soccorritori delle ONG a dirigersi immediatamente verso un porto dopo ciascuna operazione di soccorso, comportando una riduzione considerevole del loro “tempo di operatività” e un spreco della capacità di soccorso. Inoltre, già nel mese di dicembre, il governo italiano aveva ordinato a diverse ONG di sbarcare le persone soccorse in porti del Nord Italia, dunque prolungando la loro assenza dalle aree più letali del mar Mediterraneo centrale.

Nonostante questi attacchi verso la flotta civile, Alarm Phone ha potuto cooperare con successo con i soccorritori delle ONG in numerose occasioni, contribuendo al soccorso di oltre 100 imbarcazioni in pericolo durante lo scorso anno. Insieme agli assetti aerei, la CMRCC (Civil Maritime Rescue Coordination Centre) e la flotta civile, abbiamo documentato – e frequentemente evitato – forme di non-assistenza e respingimento. Anche nel 2023, continueremo a mostrare la nostra solidarietà verso le persone in movimento e combatteremo il regime di frontiera UE che causa migliaia di morti ogni anno.

In questa analisi, riflettiamo sugli sviluppi degli ultimi sei mesi del 2022:

La prima sezione mette in luce come il nuovo governo italiano, di estrema destra, provi a ostacolare la presenza della società civile in mare.

La seconda sezione, esamina la sempre più pericolosa rotta tunisina e le battaglie per la verità in corso a Zarzis (Tunisia).

Segue una terza sezione, che discute i sempre più frequenti attacchi da parte della Guardia costiera tunisina verso le imbarcazioni in fuga. Inoltre, essa include la testimonianza di una delle persone sopravvissute a queste aggressioni.

Nella quarta sezione, riflettiamo sull’aumento degli attraversamenti del Mediterraneo intrapresi dall’est della Libia, specialmente da Tobruk, da dove recentemente è partito un gran numero di imbarcazioni.

La quinta sezione mette in luce le forme di tortura cui sono sottoposte le persone a bordo delle imbarcazioni in pericolo. Tra queste vi è l’abbandono in condizioni di disidratazione, mancanza di cibo, cattive condizioni di salute, dovute anche a possibili ferite esito di violenze pregresse – legato al rifiuto da parte delle autorità UE di fornire cure di prima necessità.

Segue la sesta sezione, in cui discutiamo il ruolo e l’importanza delle navi mercantili nelle operazioni di ricerca e soccorso.

Infine, condividiamo una dettagliata cronologia degli eventi avvenuti nel mar Mediterraneo centrale. Documentare questi sviluppi è importante: nessun altro attore lo fa in maniera così dettagliata – speriamo di poter creare un nostro archivio delle lotte dei migranti e degli atti di solidarietà, così come delle forme di violenza di confine in mare.

1 Dallo sbarco selettivo ai Porti Sicuri “lontani”. Come il nuovo governo italiano di estrema destra cerca di ostacolare la presenza della società civile in mare.

In seguito all’elezione del nuovo governo di estrema destra, la politica SAR italiana in mare ha subito importanti cambiamenti. Prima di tutto, nonostante molti studi avessero già dimostrato come le ONG SAR non potessero essere considerate un “pull factor” (fattore di attrazione) per le partenze dal Nord Africa, il governo ha rimesso questa narrativa al centro della sua recente “guerra alle ONG”. Nelle settimane immediatamente successive al suo insediamento, ha cercato di limitare l’accesso delle ONG SAR alle acque territoriali attuando una politica di “sbarchi selettivi”.

Alla fine di ottobre, le navi Humanity 1 (Sos Humanity), Geo Barents (MSF), Rise Above (Mission Lifeline) e Ocean Viking (SOS Mediterranee) si trovavano nel Mediterraneo centrale, dopo aver soccorso circa 1.000 persone. In quell’occasione, il neo-ministro Piantedosi inviava una nota all’ ambasciata tedesca e norvegese, sostenendo che le navi battenti la loro bandiera (Humanity 1 e Geo Barents) stavano svolgendo “attività non in linea con lo spirito delle normative UE in materia di controllo delle frontiere”.

Seguivano poi due decreti simili, cosiddetti “decreti illegali”, finalizzati a limitare il periodo di permanenza delle navi ONG Humanity 1 e Geo Barents nelle acque territoriali italiane al tempo strettamente necessario allo sbarco delle persone in condizioni mediche critiche. Le persone ritenute “non abbastanza vulnerabili” sarebbero dovute rimanere a bordo delle navi, cui veniva ordinato di lasciare nuovamente il porto di Catania. I comandanti, tuttavia, si rifiutarono di eseguire questo ordine, ritenuto illegale, poiché avrebbe rappresentato una forma di respingimento collettivo. Le persone a bordo misero in atto scioperi della fame e proteste, e alcune si gettarono in mare.

Proteste a bordo della nave Humanity I, contro lo “sbarco selettivo”. Fonte: Max Cavallari – SOS Humanity

I legali delle ONG hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, sostenendo l’illegittimità dei decreti emanati dal governo. Le associazioni di medici e psicologi hanno espresso il loro dissenso, con lettere che contestavano la subordinazione dei criteri di valutazione della salute a finalità di sorveglianza delle frontiere. Infine, i medici delle autorità sanitarie locali salirono a bordo e – certificando che il confinamento era un fattore di rischio per la salute mentale di tutte le persone rimaste a bordo – riuscirono a facilitare lo sbarco di tutte e tutti.

In quei giorni, un trattamento diverso venne riservato alla nave Rise Above, cui veniva assegnato il porto di Reggio Calabria, e dove veniva concesso lo sbarco tutte le persone sopravvissute. Infine, la Ocean Viking, dopo aver inoltrato oltre 30 richieste di un porto sicuro alle autorità competenti, e non avendo ricevuto risposta, si diresse verso Marsiglia, e sbarcò infine le persone sopravvissute a Tolone. Dopo lo sbarco, le persone sopravvissute vennero trattenute in un’area di transito e, molte di loro, minacciate di rimpatrio. Infine, due persone vennero rimpatriate, mentre le altre, scaduti i termini per la convalida del trattenimento nella zona di transito da parte del giudice, furono ammesse in Francia.

Dopo il fallimento della strategia degli “sbarchi selettivi”, il governo italiano non proseguiva la sua battaglia contro le ONG di ricerca e soccorso emanando un nuovo decreto – teoricamente volto a regolamentare ulteriormente la loro presenza in mare, ma in pratica finalizzato ad ostacolarne le attività di soccorso. Come sottolineato dalle organizzazioni della società civile, il decreto viola la Costituzione italiana e quadro giuridico internazionale in materia di ricerca e soccorso e provocherà altre morti, aggravando il “rescue gap” creato dalla sempre maggiore delega della responsabilità di soccorso a paesi non sicuri, come la Libia e la Tunisia. Il decreto include alcune disposizioni preoccupanti, tra cui l’obbligo per le ONG di dirigersi verso un – sempre più lontano – porto sicuro, assegnato immediatamente dopo ogni soccorso (come Ravenna, Ancona, e così via).

Ordinare alle navi ONG di dirigersi immediatamente verso un porto, a fronte di possibili altre imbarcazioni in pericolo in mare, sarebbe in contraddizione con l’obbligo dei comandanti di prestare assistenza immediata, come sancito dalla Convenzione UNCLOS. Eppure, ciò è quanto è avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio. Nonostante la Geo Barents avesse espresso la sua disponibilità a soccorrere un’imbarcazione con 45 persone a bordo in acque internazionali, le veniva comunque richiesto di procedere verso il porto assegnato, lasciando che l’imbarcazione venisse intercettata dalla cosiddetta Guardia costiera libica, e che le persone venissero respinte verso luoghi di detenzione, tortura, estorsione e altre forme di violenza strutturale nei confronti delle persone in movimento.

Questo decreto è solo l’ultimo dei numerosi tentativi messi in atto dai governi italiani a partire dal 2017, per limitare la presenza delle ONG in mare.

2 La pericolosa rotta tunisina e la continua lotta per la verità a Zarzis 

Dal 2020, il numero di naufragi e sparizioni di imbarcazioni al largo delle coste tunisine è in aumento. Secondo i dati del FTDES (Forum tunisino per i diritti economici e sociali), tra l’inizio dell’anno e la fine di novembre 2022, oltre 575 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Italia. A questo dato vanno aggiunti anche i naufragi “invisibili”, di quelle innumerevoli imbarcazioni che scompaiono senza lasciare traccia.

Da oltre quattro mesi, la città tunisina sudorientale di Zarzis si sta mobilitando per chiedere verità e giustizia sulla scomparsa di 18 persone che avevano lasciato le coste della città il 21 settembre 2022 per raggiungere l’Europa. Un motoscafo in vetroresina di circa 6 metri, era partito da Zarzis intorno alle 20 della sera del 21 settembre 2022.

Dato il tipo di imbarcazione, il suo peso, la velocità (stimata intorno ai 14 km/h) e le condizioni meteorologiche, il tempo massimo stimato per la loro traversata fino a Lampedusa era di 30 ore: era quindi previsto che l’imbarcazione raggiungesse l’Italia al più tardi nella notte del 22 settembre. Due giorni dopo la partenza, in assenza di notizie, le famiglie hanno allertato la Guardia marittima nazionale di Zarzis, esortandoli a cercare i propri cari in mare. Inoltre, hanno iniziato a diffondere la loro preoccupazione tra le reti in Tunisia, Italia e oltre. Anche Alarm Phone è stata contattata da quasi 40 persone, tra parenti, amici, esponenti della società civile.

Barricata nel quartiere di Essouihel da dove proveniva la maggior parte delle persone scomparse il 21 settembre. Fonte: Felice Rosa

Di fronte alla passività delle autorità, il 26 settembre l’Associazione dei pescatori di Zarzis ha avviato operazioni di ricerca autonome. Le operazioni, che hanno portato al ritrovamento di due corpi, sono state interrotte lo stesso giorno a causa delle voci secondo cui le 18 persone sarebbero state portate in Libia. Questa informazione è stata resa nota dall’associazione dei militari in pensione ed è stata poi confermata dalla delegazione a Zarzis.

Tuttavia, la conferma che ci fosse stato effettivamente un naufragio è arrivata il 5 ottobre, quando il corpo di una donna è stato ritrovato sulle spiagge di Djerba ed è stato identificato dalla sua famiglia grazie a una foto del braccialetto che indossava al polso. La scoperta del corpo di Malek ha riaperto l’ipotesi del naufragio e i pescatori hanno organizzato una nuova operazione di ricerca nell’intento di trovare i corpi delle altre persone scomparse.

Il 13 ottobre, 4 delle 18 persone scomparse sono state ritrovate al cimitero Jardin d’Afrique (cimitero per i morti di frontiera non identificati): lì erano state seppellite, senza che le autorità avessero effettuato alcun test del DNA, come previsto per chiunque venga sepolto in questo cimitero. Questo episodio ha messo in luce la mancanza di trasparenza e l’incuria del comune, degli ospedali, del cimitero e della Guardia marittima nazionale riguardo al trattamento dei corpi rinvenuti in mare. Ad oggi, solo 7 delle persone decedute nel naufragio del 21 settembre sono state ritrovate.

Manifestazione dal Porto Commerciale Occupato al Centro Città e l’immagine di Melek il cui corpo è stato ritrovato sulla costa di Djerba il 5 ottobre. Fonte: Felice Rosa

In riferimento a quel naufragio, l’ultima persona ad essere identificata è stato Mohammed Amin Mcherek, trovato su una spiaggia a Zarzis. Nonostante i presunti 24 giorni in mare, il suo corpo è stato trovato in uno stato di decomposizione precoce, facendo temere che possa essere stato rimesso in mare successivamente al decesso. Nel frattempo, l’orrore dei cittadini di Zarzis è stato accresciuto dalla scoperta che in quegli stessi giorni che diversi corpi erano stati sepolti insieme nella stessa tomba nel cimitero Jardin d’Afrique.

Dopo il ritrovamento dell’ultimo corpo il 16 ottobre e dopo lo sciopero generale del 18 ottobre, il presidente della Repubblica Kais Saied ha ordinato al ministero della Giustizia di aprire un’inchiesta sul caso Zarzis del 21 settembre, lasciando la gestione della vicenda nelle mani del Tribunale di primo grado di Medenine (capoluogo del governatorato). Ciò nonostante, la pianificata riapertura di 28 tombe al Jardin d’Afrique, ordinata dal magistrato, è stata prontamente ostacolata, suggerendo una probabile collusione tra autorità regionali e locali.

Sciopero Generale a Zarzis il 18.10.2022. Fonte: Felice Rosa

Il 17 novembre, dopo aver promesso di recarsi a Zarzis per incontrare le famiglie in viaggio verso la vicina Djerba per il Vertice della Francofonia (evento che riunisce 28 leader dei Paesi francofoni), il Ministro dell’Interno non ha mantenuto la parola data, annullando all’ultimo la sua partecipazione e generando rabbia e frustrazione tra gli abitanti.

Nei giorni successivi al vertice, il presidente Kais Saied ha ribadito il suo impegno nella ricerca della verità sul caso Zarzis, invitando la popolazione alla “pazienza”. Una brigata nazionale affiliata alla presidenza, la Brigata Laouina, ha finalmente avviato le indagini sul caso del 21 settembre. Ciò nonostante, famiglie e attivisti continuano a denunciare di aver ricevuto intimidazioni da parte di questi investigatori e degli ufficiali della Guardia Nazionale.

Dall’inizio di ottobre a Zarzis si sono svolte diverse manifestazioni e sit-in a supporto di questo movimento sociale. Allo sciopero generale del 18 ottobre è seguita l’organizzazione di diverse manifestazioni, note come i Venerdì della Rabbia, che hanno riunito l’intera comunità di Zarzis, unita nella solidarietà con le famiglie dei dispersi. Questo movimento di protesta è stato chiamato “18/18”, come rivendicazione di verità e giustizia per tutte le 18 persone morte e scomparse dopo aver lasciato Zarzis il 21 settembre.

Protesta a Zarzis nel dicembre 2022. Fonte: Felice Rosa

Dal 7 novembre l’occupazione della piazza antistante la delegazione Zarzis è stata seguita dall’occupazione, durata circa due settimane, del Porto Commerciale, zona franca e importante snodo commerciale. È da lì che il 18 novembre è partita una marcia di protesta in direzione di Djerba il giorno dell’apertura del Vertice della Francofonia. La marcia ha costituito un tentativo da parte delle famiglie e degli abitanti di portare la loro situazione all’attenzione dei ministri tunisini e della comunità internazionale.

Nell’ambito di questo corteo, almeno due chilometri di auto hanno affollato le corsie, occupando interamente la strada che porta al ponte che collega Zarzis con l’isola di Djerba. A circa quattro chilometri dal ponte, però, le forze dell’ordine in tenuta antisommossa avevano già sbarrato la strada, in attesa di reprimere la manifestazione pacifica e fermare l’avanzata dei cittadini: adulti, donne, anziani e bambini non sono stati risparmiati da manganelli e gas lacrimogeni. Molti giovani, tra cui decine di minorenni, e diversi leader del movimento di protesta sono stati fermati e trattenuti al posto di blocco. Mentre le persone tornavano verso il centro della città, hanno trovato ancora, forze dell’ordine, gas lacrimogeni e violenza ad attenderle: la repressione della manifestazione e gli arresti, soprattutto di minori e giovani, hanno portato a un’escalation di scontri che è durata diverse notti. Giovedì 23 novembre, organizzazioni della società civile e attivisti di Tunisi si sono recati a Zarzis in solidarietà con le famiglie delle persone scomparse.

Ciò a cui Zarzis ha assistito negli ultimi mesi non è solo il risultato del cattivo funzionamento delle istituzioni tunisine a livello locale, regionale e nazionale. È anche il prodotto delle politiche di esternalizzazione delle frontiere dell’Unione Europea, che stabiliscono un rapporto gerarchico indiscutibile tra i paesi del nord e del sud del Mediterraneo, finalizzato a presidiare la costa tunisina ad ogni costo.

Striscione disegnato a mano, per l’occasione dello sciopero generale del 18 ottobre 2022. Fonte: Felice Rosa

Gli abitanti di Zarzis sono convinti che questo naufragio sia un crimine di stato, in quanto nutrono forti sospetti riguardo al coinvolgimento diretto della Guardia marittima nazionale o della Marina tunisina nell’aver causato l’incidente in mare la sera del 21 settembre 2022. Questo crimine di stato è stato reso possibile nell’ambito di una crescente repressione, volta al controllo delle frontiere, incoraggiata e finanziata dall’Unione Europea e dai suoi stati membri, ove si dà priorità alla violenza e alla sicurezza piuttosto che alle vite umane.

Negli stessi mesi in cui si è svolto questo movimento di protesta, sono stati condivisi diversi video che mostrano come la Guardia marittima nazionale tunisina comprometta deliberatamente la stabilità delle imbarcazioni di chi tenta di attraversare le frontiere, nell’intento di fermarle e riportarle in Nord Africa. Nel dicembre 2022 le organizzazioni della società civile tunisina e transnazionale hanno rilasciato una dichiarazione in cui denunciano le pratiche violente della guardia costiera tunisina e l’affondamento deliberato delle imbarcazioni di chi attraversa i confini al largo della costa tunisina.

Negli ultimi anni la Tunisia ha perseguito un approccio di gestione della migrazione securitario, il cui caposaldo consiste nel controllo delle frontiere e, in particolare, nella prevenzione delle  partenze. Il numero di intercettazioni in mare da parte delle autorità tunisine è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni. Solo nel 2022, almeno 25.020 persone sono state intercettate dalle autorità tunisine, rispetto alle poco più di 3.580 del 2019. Queste politiche, che mirano a limitare le partenze dalla Tunisia – sia di tunisini che di cittadini di altri paesi (principalmente dal continente africano) – rendono le rotte migratorie più pericolose e allo stesso tempo costringono centinaia di persone a vivere in circuiti di irregolarità, affrontando incredibili difficoltà di accesso a diritti e servizi. Le condizioni di vita e di salute dei molti migranti che vivono in Tunisia sono peggiorate. Vivendo in condizioni estremamente critiche e in assenza di un quadro giuridico che garantisca loro tutele e diritti, sono sempre più spesso vittime di arresti extragiudiziali.

Scritta all’occupazione del Porto Commerciale di Zarzis: “18/18 Ci comandano persone malvagie”. Fonte: Felice Rosa

La discrezionalità giuridica e la violenza razzista sono i pilastri del regime di frontiera nel Mediterraneo centrale. Su entrambe le sponde di questo confine liquido persistono l’impunità delle autorità statali e la difficoltà di indagare sulle loro operazioni illegali e letali in mare. Il 6 gennaio 2023 è stata organizzata a Zarzis un’altra marcia di protesta, in risposta alla dichiarazione del presidente Kais Saied riguardo alle azioni delle autorità per smantellare le reti di trafficanti nella regione. Tale dichiarazione ha confermato ciò che le famiglie e i cittadini di Zarzis avevano sempre temuto e che continua ad alimentare la loro lotta, ovvero che è improbabile che la Tunisia indaghi su ciò che è realmente accaduto la notte del 21 settembre 2022, assicurando alla giustizia la marina o la guardia costiera.

Come in Italia, Francia e altri paesi europei, sono le stesse persone che attraversano i confini, e coloro che le aiutano, ad essere criminalizzati, lasciando indiscusse le politiche che rendono impossibile la mobilità legale e sicura per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale e consentendo che continuino gli abusi perpetrati dalle autorità durante la sorveglianza dei confini. Questi reati riguardano la Guardia Nazionale Marittima tunisina così come la Guardia Costiera libica, e vanno a confermare la prassi ormai consolidata di non-assistenza da parte delle autorità italiane, nonché i respingimenti che coinvolgono le Forze Armate di Malta (AFM).

Ribadiamo il nostro impegno a contrastare la natura discrezionale della legge e la violenza razzista dei regimi di frontiera. Siamo solidali con le famiglie e con l’intera comunità di Zarzis nelle loro richieste di verità e giustizia.

3 Violenza da parte della guardia costiera tunisina

Nel mese di dicembre 2022, insieme ad altre organizzazioni, Alarm Phone ha denunciato pubblicamente l’aumento degli attacchi da parte della guardia costiera tunisina alle imbarcazioni di migranti, in un comunicato intitolato “Politiche mortali nel Mediterraneo: fermare i naufragi causati al largo delle coste della Tunisia”:

“Picchiare le persone con dei bastoni, sparare colpi in aria o in direzione del motore, attacchi con coltelli, manovre pericolose per tentare di affondare le imbarcazioni, chiedere denaro in cambio del soccorso… Le pratiche della guardia costiera tunisina, come riportato dai migranti che le hanno subite, sono più che allarmanti. Queste pratiche uccidono, come è successo il mese scorso, quando un’imbarcazione di migranti è stata, secondo i sopravvissuti, violentemente speronata dalla Guardia Nazionale Marittima tunisina. In seguito a questo attacco al largo della città tunisina di Chebba, riportato da diversi media, tre bambini sono annegati.”

In questa analisi, pubblichiamo una delle testimonianze raccolte da Alarm Phone di un sopravvissuto a una di queste aggressioni, che ora è arrivato in Francia e vuole rendere visibile ciò che ha subito durante il suo viaggio.

Testimonianza di J., sopravvissuto a un attacco della Guardia Costiera tunisina:

“Mi chiamo J., ho 21 anni e vengo dalla Costa d’Avorio. Sono arrivato in Tunisia nel gennaio 2021 dopo aver lavorato per un po’ in Algeria. Mi sono stabilito a Sfax dove ho lavorato con l’idea di andare in Europa. Dopo un anno e mezzo sono riuscito a risparmiare 2200 euro per la traversata.

Siamo partiti lunedì 29 agosto alle 20.00 da Mahdia con una barca di legno e un motore da 90 cavalli. Eravamo 38 persone (provenienti da Costa d’Avorio, Guinea e Camerun), tra cui una donna incinta.

Verso le 23, la Guardia Nazionale Marittima tunisina (Guardia costiera) ha avvistato la nostra barca e si è avvicinata. Erano due persone (un anziano e un giovane) su una piccola barca blu, bianca e rossa con il numero “112”. Hanno chiesto al capitano di spegnere il motore. Ci siamo rifiutati, dicendo che non volevamo tornare in Tunisia. A quel punto la Guardia costiera ha fatto un’inversione di marcia, ha preso lo slancio e si è diretta verso la nostra barca. Fortunatamente non sono riusciti a farci ribaltare.

Poi hanno attaccato la loro barca alla nostra e hanno iniziato a colpire il capitano con un bastone. Quando hanno puntato una pistola contro il capitano e hanno minacciato di sparare, uno dei miei fratelli ivoriani ha cercato di intervenire. La Guardia costiera gli ha lanciato un coltello che lo ha colpito alla testa. Sanguinava molto. La Guardia costiera ha sparato in aria.

Tra le 23.00 e l’ 1.00 del giorno successivo, la Guardia costiera è rimasta vicino a noi e ha fatto di tutto per cercare di affondarci. Hanno continuato a colpirci e hanno iniziato a riempire d’acqua la nostra barca usando una lattina tagliata a metà. Quando hanno visto che questa tecnica non avrebbe funzionato per affondare la nostra barca, hanno iniziato a colpirci ancora e ancora.

Per due ore abbiamo lottato contro di loro. Verso l’una di notte, hanno cercato di far ribaltare la nostra barca appoggiandosi al bordo. Per difenderci, abbiamo tirato le nostre bottiglie d’acqua. Il loro motore è stato danneggiato e siamo riusciti a fuggire.

Tra l’1.00 e le 6.00 del mattino abbiamo continuato il nostro viaggio. A circa 7 km dalle acque internazionali, la nostra barca si è fermata perché aveva finito la benzina. Abbiamo iniziato ad andare alla deriva. Non avevamo né acqua né cibo. Abbiamo incrociato una barca con dei libici che avevano lasciato la Libia e si stavano dirigendo verso l’Italia, ma si sono rifiutati di aiutarci.  Alla fine le onde ci hanno spinto verso la costa tunisina e abbiamo allertato la Guardia costiera.

La Guardia Nazionale tunisina è venuta a prenderci mercoledì alle 17.00, quasi due giorni dopo la nostra partenza. Hanno agganciato una corda alla nostra barca per trainarci, ma si è rotta. Hanno quindi chiesto a un pescatore di trainarci lui stesso.

Siamo stati sbarcati al porto di Chebba. Le guardie costiere ci hanno deriso e insultato. Quando siamo scesi dalla barca, una donna molto stanca non riusciva ad alzarsi. Abbiamo cercato di aiutarla, ma la guardia nazionale ci ha detto di lasciarla e ci ha fatto sedere più lontano.

Poco dopo, mentre eravamo ancora trattenuti nel porto, uno dei camerunensi ha chiesto informazioni sulla donna che era rimasta nella barca (anch’essa camerunese). È stato convocato da solo nell’ufficio della Guardia Nazionale. La guardia costiera gli ha detto che la donna era morta ma che doveva mantenere il segreto altrimenti avrebbe avuto problemi.

È stato sull’autobus per Sfax che il camerunense ha condiviso con noi questa triste notizia. Siamo sicuri che l’abbiano lasciata morire così, senza fare nulla. Abbiamo informato il marito della donna deceduta. È venuto in Tunisia. La guardia costiera gli ha detto che sua moglie è morta perché è naufragata, ma non è vero.

Il mio amico che è stato ferito con il coltello è andato a Tunisi. Lo abbiamo aiutato con dei soldi perché potesse andare all’ospedale per farsi curare. Io sono un po’ ferito alla spalla, perché ho cercato di respingere la barca della Guardia Nazionale quando veniva verso di noi. Ho chiesto aiuto a Médecins du Monde, ma mi hanno detto che non potevano fare nulla per me a causa della mia situazione finanziaria (ho detto loro che non avevo soldi per pagare).

Questi tipi di attacchi avvengono spesso. Ero con un amico sulla barca che ha riconosciuto il più anziano dei due guardacoste.  Aveva già attaccato la sua barca all’inizio del mese, causando un naufragio. Il problema è che i migranti hanno paura di parlare perché potrebbero essere arrestati.”

4 Le grandi imbarcazioni che partono dalla Libia orientale

A partire dalla fine del 2016, le partenze delle imbarcazioni dalla costa settentrionale dell’Egitto verso l’Europa sono diminuite drasticamente. Di recente, però, la migrazione di egiziani attraverso il lungo confine desertico tra l’Egitto e la Libia, e successivamente dalle coste libiche del Mediterraneo verso l’Europa è in aumento. Nel 2022, oltre 20.000 persone arrivate in barca lungo le coste italiane erano di nazionalità egiziana, il che ne fa il gruppo nazionale più numeroso, seguito dalle nazionalità tunisina e bengalese.

Nel 2021, secondo un documento pubblicato dalla Commissione UE lo scorso anno, più di 26.500 egiziani sono stati fermati alla frontiera con la Libia. Il numero crescente di migranti egiziani che attraversano la rotta del Mediterraneo centrale ha spinto l’UE a chiedere all’Egitto di rispettare gli accordi firmati nel 2015 e nel 2017 relativi al contrasto della migrazione irregolare.

La vista dal centro di osservazione della guardia costiera a Rosetta. Fonte: Kashefx

Il 30 ottobre 2022, l’UE ha firmato un accordo con l’Egitto sulla sicurezza delle frontiere, del valore di 80 milioni di euro, accettando di fornire supporto all’Egitto nella “ricerca e soccorso e nella sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime”.

Secondo il suo piano d’azione in 20 punti, l’UE si impegnerà a rafforzare le capacità di Tunisia, Egitto e Libia di sviluppare azioni congiunte per prevenire la migrazione irregolare, sostenere una gestione più efficace delle frontiere terrestri e marittime e rafforzare le capacità di ricerca e soccorso.

Le imbarcazioni che partono dall’est della Libia sono diventate più comuni dall’estate del 2022, con molti egiziani, bengalesi e siriani che si imbarcano in condizioni sovraffollate. Ciò è dovuto anche al fatto che siriani e bengalesi possono accedere alla Libia abbastanza facilmente, soprattutto attraverso l’aeroporto di Bengasi. Per evitare i pericoli della Libia dilaniata dal conflitto, tra cui arresti, rapimenti o esposizione alla violenza, alcuni di coloro che arrivano nella Libia orientale cercano di partire rapidamente via mare.

La rotta dall’est della Libia è diventata più ricercata negli ultimi tempi: questo è dovuto dal fatto che non vi sono controlli intensivi come quelli imposti sulle coste occidentali del Paese sotto l’autorità del governo di Tripoli, come risultato degli accordi firmati tra il governo provvisorio libico e diversi Stati membri dell’UE. Da Tobruk sono partite imbarcazioni molto grandi – i pescatori le chiamano “bulldozer del mare” – con a bordo dalle 400 alle 700 persone.

Officina navale nella città di Burullus, ottobre 2022. Fonte: Maysarathustra

Alcune fonti attribuiscono le partenze delle grandi imbarcazioni in parte al rilascio di membri di spicco delle reti di traffico egiziane, che erano stati imprigionati a causa di diversi disastrosi naufragi nel 2015 e 2016 che avevano causato centinaia di morti al largo delle coste egiziane.

5 “La loro voce è sempre più flebile”: le autorità dell’UE negano l’assistenza di base

Il 12 settembre 2022, la Guardia costiera italiana ha portato a Pozzallo 26 persone. Le persone soccorse hanno riferito di essere state in mare diversi giorni dopo essere partite dalla Libia orientale. Due persone sono state evacuate verso Malta per cure mediche: una ragazza in grave stato di disidratazione e sua madre. I sopravvissuti hanno riferito che sei persone sono morte durante il viaggio: due bambini di uno e due anni, un dodicenne e tre adulti. Come ha riferito l’UNHCR dopo aver assistito allo sbarco, le vittime erano morte di fame e di sete.

Nel 2022, abbiamo dovuto constatare più volte che le autorità maltesi non hanno riconosciuto come casi di pericolo le imbarcazioni ancora in movimento, mettendo così in pericolo tutti coloro che si trovavano su imbarcazioni terribilmente sovraffollate. Abbiamo anche dovuto osservare come il Centro di Coordinamento dei Soccorsi (RCC) di Malta non riconoscesse le persone in movimento come esseri umani in quanto tali, ignorando i loro bisogni fondamentali e il loro diritto alla vita.

Viene in mente la foto di una persona nera, malata, che venne portata giù dalle scale dalla nave mercantile Talia nell’anno 2020, rappresentando la negazione delle cure di base. La nave aveva soccorso un gruppo di 52 persone in difficoltà alla deriva su un gommone, poiché gli attori statali non avevano inviato i soccorsi. Solo dopo molti giorni di proteste internazionali e in collaborazione con l’equipaggio e il capitano della Talia, le persone salvate erano state finalmente autorizzate a sbarcare in Italia, dopo un lungo stallo vicino alle coste di Malta. Le autorità maltesi erano pienamente consapevoli delle gravi condizioni mediche delle persone soccorse, ma avevano deciso di negare al mercantile Talia di sbarcare.

Solo pochi mesi prima, avevamo già assistito a come persone in fuga fossero lentamente lasciate morire, mentre le autorità maltesi e italiane erano pienamente consapevoli della situazione. Dopo giorni in cui un gommone era rimasto alla deriva nella zona SAR di Malta, le persone a bordo erano state forzatamente riportate in Libia. Dodici persone erano morte a causa di disidratazione e fame, alcune delle quali si erano gettate in mare per la disperazione. Un rapporto dell’OLAF recentemente trapelato ha confermato che gli assetti aerei di Frontex erano presenti sulla scena, pienamente consapevoli del disastro che si stava compiendo.

 

Queste forme di sofferenza a bordo di imbarcazioni in pericolo – come sete, disidratazione, fame, malattia, ferite – sono regolarmente ignorate dalle autorità dell’UE. Quando le persone in pericolo in mare ci chiamano spesso dobbiamo dire loro che, anche se stiamo facendo del nostro meglio per mobilitare i soccorsi, potrebbero trascorrere molte ore o addirittura giorni prima che questi arrivino – e che il loro arrivo non è comunque certo.

Al telefono possiamo spesso percepire la stanchezza estrema nella voce delle persone. Molte volte riferiscono di non avere più acqua o cibo da giorni. A volte iniziano a bere acqua di mare, peggiorando ulteriormente le loro condizioni di salute. Nelle nostre segnalazioni alle autorità, non ci limitiamo a informarle sulla posizione GPS delle imbarcazioni, ma anche sulle condizioni delle persone. Diciamo loro che non c’è più acqua né cibo, che alcuni sono feriti o malati. Tuttavia, questo non sembra convincere le autorità italiane o maltesi a porre fine alle loro sistematiche forme di non-assistenza. Le persone in fuga dalla Libia devono riuscire a raggiungere la zona SAR italiana, a poche miglia nautiche dalle coste italiane, altrimenti vengono regolarmente ignorate.

Nel pomeriggio del 26 ottobre, Alarm Phone è stata allertata da 35 persone nella zona SAR maltese. Come al solito, le autorità non hanno reagito alla nostra segnalazione. Siamo rimaste in contatto con le persone durante la notte. Al mattino del 26 ottobre, la persona al telefono ci ha detto: “il motore funziona, ma ci siamo fermati perché siamo esausti”. Nel pomeriggio, la nave ONG Ocean Viking ha trovato l’imbarcazione e li ha soccorsi.

Gli attori della flotta civile riferiscono spesso delle condizioni fisiche critiche delle persone dopo i salvataggi. Come ha twittato la barca a vela Nadir nel luglio 2022: “L’equipaggio ha scoperto un’altra barca sovraffollata in difficoltà ieri nella zona SAR maltese. A bordo c’erano 85 persone, alcune disidratate ed esauste per il viaggio faticoso, tra cui una donna incinta”.

Consideriamo questi atti di non-assistenza europea come atti di tortura. Essi prolungano consapevolmente il dolore e la sofferenza delle persone in movimento, forse nell’intento di punirle per aver “osato” viaggiare, senza autorizzazione.

6 Mercantili – sono utili al soccorso di imbarcazioni in pericolo?  

Già nella prima metà del 2022, ma ancor di più negli ultimi sei mesi, Alarm Phone ha iniziato a ricevere sempre più chiamate da imbarcazioni partite dall’est della Libia o addirittura dal Libano o dalla Turchia, dirette verso la Sicilia o l’Italia continentale. La cosiddetta Guardia Costiera libica si è in qualche modo adattata alla nuova rotta e ha iniziato a intercettare alcune di quelle imbarcazioni, comprese quelle eccezionalmente grandi che trasportano più di 500 persone. Ma quando chiamano Alarm Phone, la maggior parte delle persone hanno già raggiunto la zona SAR maltese e talvolta si stanno avvicinando alla zona SAR condivisa tra Malta e Italia.

In base alla nostra esperienza e con nostra grande frustrazione, RCC Malta di solito non reagisce ai casi di pericolo nella sua area di responsabilità e pretende di “monitorare” la situazione invece di intervenire, una pratica che costa vite umane. Anche la flotta civile, a causa delle lunghe distanze e delle risorse limitate, finora non è molto attiva nell’area a sud-est della Sicilia. Molto spesso, quindi, l’unica possibilità per noi di aiutare le persone in pericolo è cercare di allertare i mercantili vicini e fare pressione sulle guardie costiere affinché coordinino le operazioni di salvataggio. Per Alarm Phone, raggiungere un mercantile passando per l’azienda che lo gestisce o l’assicurazione non è un compito facile, soprattutto di notte o nei fine settimana.

In qualità di Centro responsabile del Coordinamento e del Soccorso, l’RCC Malta potrebbe facilmente indirizzare un mercantile verso un caso di emergenza noto. Ciò nonostante, quando poi siamo riusciti a stabilire un contatto diretto con un mercantile, a volte ci è stato detto che l’RCC Malta aveva dato al mercantile l’ordine esplicito di non assistere l’imbarcazione in difficoltà (!), il che potrebbe essere considerato una violazione del diritto marittimo internazionale. È persino accaduto che l’RCC Malta abbia ordinato a un mercantile nella zona SAR maltese di riportare le persone nei paesi di partenza, a sud del Mediterraneo, effettuando così un respingimento illegale. Le esperienze con la Guardia Costiera italiana, soprattutto in Sicilia, sono migliori: negli ultimi mesi, l’MRCC di Roma ha coordinato alcune operazioni di soccorso al di fuori della propria zona SAR italiana.

Il testo seguente fornisce alcuni esempi delle nostre esperienze con i mercantili – prima gli esempi negativi e poi alcuni positivi.

Respingimenti supportati da Mercantili

Il 23 luglio, la Vos Triton, un rimorchiatore/nave di rifornimento offshore battente bandiera di Gibilterra della Vroon Offshore Services LTD, ha soccorso circa 100 persone in acque internazionali al largo della Libia. Invece di portarle in un paese sicuro, le ha trasbordate tutte su una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica e sono state costrette a tornare nei centri di detenzione in Libia. Lo stesso era già accaduto circa un anno prima, quando la Vos Triton aveva consegnato più di 170 persone alla cosiddetta Guardia costiera libica.

Tra il 23 e il 26 settembre, un’imbarcazione con a bordo 23 persone che avevano allertato Alarm Phone era prossima a diversi mercantili nella zona SAR maltese. Per ore i mercantili hanno atteso che l’RCC Malta avviasse finalmente un’operazione di soccorso. Eppure, Malta si è rifiutata e ci ha detto che avrebbe portato solo carburante. Abbiamo perso i contatti con le persone a bordo e abbiamo potuto solamente osservare sulle mappe online che la maggior parte dei mercantili aveva lasciato la scena. Nel frattempo la Shimanami Queen, proveniente dall’Egitto e diretta verso l’Europa, ha cambiato rotta, si è avvicinata all’ultima posizione nota dell’imbarcazione e poi ha invertito la rotta dirigendosi verso l’Egitto. Insieme a MSF, Sea Watch e a contatti in Egitto, alla fine abbiamo scoperto che l’RCC Malta aveva dato istruzioni alla Shimanami Queen di portare le 23 persone in Egitto, da dove la maggior parte di loro era fuggita. Il 19 ottobre abbiamo pubblicato un rapporto dettagliato su questo caso.

Tracciato della Shimanami Queen. Fonte: @sea-watch.org

Casi in cui l’RCC Malta ha ordinato ai mercantili di non prestare assistenza o soccorso

Il 5 settembre, Alarm Phone veniva allertata da un’imbarcazione proveniente dal Libano, con a bordo circa 60 persone. Avevano raggiunto la zona SAR maltese e necessitavano di assistenza urgente. Avevamo allertato le autorità, ma dopo undici ore non era ancora arrivato alcun soccorso. Un mercantile ci informava poi che l’RCC Malta aveva detto loro che non li avrebbe supportati nel caso in cui avessero assistito le persone in pericolo. Le autorità maltesi rimasero silenti, eppure, secondo quanto ci è stato riferito dai parenti, possiamo supporre che l’imbarcazione sia stata soccorsa da un mercantile (e le persone portate) a Malta.

Il 17 dicembre, l‘RCC Malta ha ordinato a due mercantili di ignorare il caso di un’imbarcazione con 45 persone in difficoltà nella zona SAR maltese, minacciando addirittura “conseguenze”, in caso avessero agito diversamente. Alla fine, la Sea Eye 4 riuscì comunque a raggiungere l’imbarcazione in tempo e prendere a bordo tutte le persone.

Casi in cui i mercantili hanno assistito le imbarcazioni fino a quando la Guardia costiera non ha finalmente effettuato il soccorso

Il 28 luglio, circa 45 persone fuggite dall’Egitto avevano allertato Alarm Phone da un’imbarcazione a sud di Creta. Le persone ci raccontarono di essere in mare già da quattro giorni. Il 30 luglio, il gruppo è stato trovato dal mercantile Sea Galaxy nella zona SAR maltese. Ci è stato detto che sarebbero state portate a Malta in mattinata. Ma tre giorni dopo, ci hanno chiamato in preda al panico, dicendo che il loro motore era in fiamme. La Sea Galaxy aveva lasciato la scena. La Guardia costiera greca, anch’essa responsabile dato che l’imbarcazione aveva raggiunto il confine della zona SAR greca, ci ha detto che fino a quel momento non aveva riconosciuto l’imbarcazione come un caso di emergenza. Alla fine siamo riusciti a convincerli che il mercantile Heranger avrebbe dovuto cambiare rotta e dirigersi verso l’imbarcazione. Poi abbiamo perso i contatti con le persone. Solo il 2 agosto abbiamo saputo dalla Guardia Costiera greca che le imbarcazioni vicine avevano riferito che il soccorso era stato effettuato da AFM Malta. Questo è stato confermato dai media maltesi – l’RCC Malta ha continuato a rimanere in silenzio.

Il 21 ottobre 2022, Alarm Phone è stata allertata da circa 32 persone fuggite da Bengasi, nella Libia orientale, che stavano finendo il carburante in acque internazionali. In seguito ci è stato detto che tre mercantili nella zona stavano cercando l’imbarcazione. Abbiamo perso i contatti con il gruppo nella zona SAR maltese, ma secondo quanto riferito, l’RCC Malta aveva ordinato alla petroliera P.FOS di seguire l’imbarcazione mentre ancora si dirigeva verso nord. Dopo giorni in cui abbiamo seguito gli sviluppi del loro pericoloso viaggio, le 32 persone hanno raggiunto in sicurezza Pozzallo, soccorse infine dall’Italia.

Posizione, su Vesselfinder,  della petroliera P.Fos vicina all’imbarcazione in pericolo. Fonte: Alarm Phone

L’11 novembre, circa 27 persone alla deriva in acque internazionali hanno chiamato Alarm Phone. Erano fuggite da Bengasi, in Libia, e avevano problemi al motore. Abbiamo allertato le autorità, ma non sono arrivati i soccorsi. Ci siamo messi in contatto con l’azienda che gestisce il mercantile Castor, che ha deviato la rotta per assistere le persone in pericolo. Nel frattempo, le persone a bordo dell’imbarcazione sono riuscite a riparare un po’ il motore e hanno raggiunto la zona SAR maltese con una rotta irregolare. Ma c’è voluto molto tempo prima che una motovedetta maltese arrivasse e consegnasse i giubbotti di salvataggio alle persone in pericolo. L’RCC Malta ha poi detto al mercantile Castor di tenersi ad almeno quattro miglia nautiche di distanza per le operazioni di soccorso e successivamente di lasciare la zona. Per garantire la loro sicurezza, la Castor è rimasta vicino all’imbarcazione fino a quando tutte le persone non sono salite a bordo della motovedetta maltese. Infine, il 13 novembre, l’UNHCR ha confermato che 28 persone erano sbarcate a Malta.

Soccorsi effettuati da Navi mercantili

Il 31 luglio, un cargo maltese ha soccorso 113 persone in pericolo, a circa 140 miglia nautiche da Bengasi e 240 miglia nautiche dalla Sicilia, e le ha portate al largo di Portopalo, nel cui porto sono state infine trasbordate con una motovedetta italiana che ha fatto la spola.

Il 10 settembre, un’imbarcazione proveniente dalla Turchia è stata soccorsa dal mercantile Arizona. L’imbarcazione era partita già il 30 agosto. L’operazione di salvataggio è stata coordinata dal MRCC di Roma nella zona SAR libica. Successivamente, la Guardia Costiera italiana ha preso in consegna le persone e le ha portate a Pozzallo, in Sicilia. Tre bambini e tre donne sono morti per disidratazione sull’imbarcazione, cosa di cui non si è avuta notizia per diversi giorni.

Il 30 settembre, 33 persone che avevano allertato Alarm Phone sono state soccorse dal mercantile Maersk Athabasca. Eravamo stati al loro fianco al telefono per giorni. Seabird 2 aveva avvistato l’imbarcazione e inviato quattro allarmi Mayday ma Malta, nonostante fosse il centro responsabile del coordinamento dei soccorsi, non è intervenuta e ha invece ignorato le persone in pericolo, lasciandole in balia del maltempo per un’intera notte. Seabird 2 ha potuto anche informare le navi mercantili e documentare il soccorso.

Posizione dell’imbarcazione in pericolo il 30 settembre. Fonte: Alarm Phone

Il 26 ottobre, l’MRCC di Roma ha coordinato il salvataggio di 150 persone da parte del mercantile Christina. L’imbarcazione in pericolo si trovava ancora nella zona SAR libica. Sono state portate a Trapani, in Sicilia.

Il 04 novembre, due imbarcazioni che avevano allertato Alarm Phone sono state soccorse dal mercantile Zagara in acque internazionali al largo della Libia. I 34 sopravvissuti e i due cadaveri su una delle imbarcazioni sono stati portati in Italia. Lo stesso giorno, la Zagara ha soccorso una seconda imbarcazione che trasportava circa 27 persone nella stessa area e le ha portate in salvo. L’operazione è stata coordinata dall’MRCC di Roma al di fuori della propria zona SAR.

Casi di Mercantili utilizzati nelle operazioni di soccorso della Guardia costiera

Negli ultimi mesi molte imbarcazioni, soprattutto grandi pescherecci provenienti dall’est della Libia, dal Libano o dalla Turchia, sono state soccorse in operazioni coordinate dalla Guardia Costiera italiana. A queste operazioni non hanno partecipato solo mezzi della Guardia di Finanza e di Frontex, ma spesso l’MRCC di Roma ha ordinato anche a dei mercantili di soccorrere alcune delle, talvolta, oltre 500 persone che si trovavano su quelle imbarcazioni. Questo è un esempio di tale operazione di soccorso:

Il 5 dicembre, circa 450 persone, provenienti da Tobruk, hanno allertato Alarm Phone e noi abbiamo cercato di contattare dei mercantili, dato che l’RCC Malta non ha reagito; ma a un certo punto abbiamo perso il contatto con le persone in pericolo. Siamo stati sollevati quando alla fine sono stati salvati dalla Guardia Costiera italiana e da almeno due mercantili, le petroliere Humble Warrior e Chemical Voyager; anche la Neptune Thelesis è stata mobilitata per effettuare un ombreggiamento di protezione.

7 Cronologia degli eventi SAR, luglio – dicembre 2022

Luglio

A luglio, Alarm Phone è stata allertata per 69 imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo centrale, 56 delle quali partite dalla Libia, 12 dalla Tunisia e una dall’Egitto. 16 di queste imbarcazioni sono state soccorse dalle navi delle ONG. Attraverso diverse fonti, siamo a conoscenza di altre 85 imbarcazioni partite dalla Libia e di 157 imbarcazioni partite dalla Tunisia. La maggior parte delle imbarcazioni provenienti dalla Tunisia è arrivata autonomamente a Lampedusa o è stata soccorsa nei pressi dell’isola dalla Guardia Costiera italiana. Alcune sono state intercettate e riportate in Tunisia. Due imbarcazioni provenienti da Tobruk (Libia orientale) sono state soccorse dalla Guardia Costiera italiana fino alla Sicilia. Solo un’imbarcazione, che trasportava circa 40 persone, è arrivata a Malta. Ci sono state almeno 22 intercettazioni da parte della cosiddetta Guardia costiera libica o dell’altro attore libico, lo Stability Support Apparatus (SSA). Sappiamo di cinque naufragi al largo della Libia, che hanno causato almeno 66 morti e 86 dispersi.

Il 1 luglio, un volo charter dalla Libia, con circa 100 rifugiati a bordo è atterrato in Italia, portandoli in salvo, in seguito a un accordi di “corridoio umanitario” tra le chiese, lo stato e l’UNHCR. Simili percorsi sicuri dovrebbero essere aperti a tutti – nessuno dovrebbe essere obbligato a partire a bordo di imbarcazioni non sicure.

Lo stesso giorno oltre 22 migranti sono morti al largo della Libia dopo 9 giorni in mare, secondo quanto riportato da circa 60 persone sopravvissute, riportate sulle coste della Guardia costiera libica.

Il 2 luglio, una barca con circa 140 persone è stata soccorsa dalla Guardia Costiera verso la Sicilia. Era partita da Tobruk, Libia orientale.

Il 3 luglio, la Ocean Viking ha soccorso 63 persone che avevano chiamato Alarm Phone da una barca di legno sovraccarica nella zona SAR maltese. Era il settimo soccorso in meno di 10 giorni.

Il 4 luglio, una barca con a bordo cittadini libici e siriani, si è capovolta al largo di Sabratha. Due bambini e un uomo sono morti, mentre i pescatori locali sono riusciti a soccorrere gli altri.

Il 7 luglio, 41 persone sono state soccorse dalla Geo Barents da due barche in vetroresina in pericolo nella zona SAR di Malta, dopo un SOS lanciato da Alarm Phone.

Lo stesso giorno, la Libyan Coast Security ha ricevuto una delegazione tedesca della Polizia Federale. Il tema dell’incontro era il supporto in materia di lotta all’ “immigrazione illegale e il traffico di esseri umani”.

Il 9 luglio, il servizio scientifico della German Bundestag ha confermato l’illegittimità del divieto di volare sulla zona di ricerca e soccorso libica, subito ad esempio dall’aereo Seabird di Sea-Watch.

Il 10 luglio, Sea-Watch ha riportato che oltre 2.000 persone sono arrivate a Lampedusa a luglio. L’hotspot sull’isola era sovraffollato. La marina ha trasferito 600 persone in Sicilia, poco dopo un altro gruppo di 600 persone.

Il 17 luglio, Alarm Phone è stata allertata da sei persone aggrappate a una boa vicino all’isola di Kerkennah. Tuttavia, la Guardia costiera tunisina non è riuscita a trovarli e le persone hanno smesso di essere raggiungibili. Alarm Phone ha chiesto alle autorità di continuare le ricerche.

Il 18 luglio, il primo ministro del governo di unità nazionale della Libia, Abdul Hamid Dbeibeh, ha creato un’inaspettata alleanza con il suo ex nemico, il comandante Khalifa Haftar, nel tentativo di consolidare un fragile cessate il fuoco e porre fine a un blocco petrolifero che durava da mesi. Lo stesso giorno, fonti giornalistiche hanno riferito che l’UE e il Niger hanno firmato un nuovo accordo contro i trafficanti di esseri umani”.

Il 19 luglio, Alarm Phone ha riportato che nel fine settimana precedente decine di imbarcazioni erano arrivate autonomamente a Lampedusa. Molte altre sono state soccorse dalle autorità italiane e da Rise Above. Diverse imbarcazioni avevano allertato Alarm Phone.

Il 20 luglio, unità libiche delle Forze di Supporto della Regione Occidentale (Western Region Support Forces) hanno fatto irruzione nel rifugio di un trafficante nella zona di Al-Jamil e hanno arrestato 81 persone in attesa di imbarcarsi verso l’Europa.

Il 21 luglio, Alarm Phone è stata contattata da un gruppo numeroso di persone su un gommone nella zona SAR maltese. Dopo essere stato ignorato dall’RCC di Malta per molte ore, il gruppo in difficoltà è stato infine soccorso dall’Italia, poiché Malta ha nuovamente rifiutato di assumersi la responsabilità. Abbiamo ringraziato l’equipaggio del mercantile VICTORIA per aver sostenuto il gruppo per molte ore.

Mappa che mostra la posizione di una barca in zona SAR maltese, il 21 luglio. Fonte: Alarm Phone

Il 22 luglio, il Distaccamento marittimo libico di Rahba al-Duru Bn ha iniziato a pattugliare regolarmente le coste di Qarabolli “con l’obiettivo di combattere il traffico di esseri umani e le attività illecite di enti stranieri nelle acque libiche”.

Il 23 luglio, Alarm Phone è stata allertata da un’imbarcazione in difficoltà con 113 persone a bordo, che stavano fuggendo da Sabratha. Fortunatamente la Sea-Watch 3 le ha trovate e soccorse.

Il 24 luglio, un grande sbarco è avvenuto in Sicilia: un peschereccio alla deriva con più di 600 persone è stato soccorso il giorno prima, a circa 124 miglia al largo della Calabria, da una nave mercantile, tre motovedette della Guardia Costiera e un’unità della Guardia di Finanza. A bordo dell’imbarcazione sono stati trovati anche cinque corpi senza vita. In totale sono state tratte in salvo 674 persone. In totale, quasi 1.200 persone sono arrivate in Italia via mare in 24 ore.

Il 25 luglio, Alarm Phone ha comunicato un fine settimana intenso: Eravamo state allertate di sei imbarcazioni con oltre 500 persone, soccorse dalla Flotta Civile (Sea-Watch 3 e Ocean Viking).

Lo stesso giorno, circa 100 persone sono state riportate illegalmente in Libia dalla nave Vos Triton e circa 150 persone sono state intercettate dal Distaccamento Marittimo SSA in due operazioni separate al largo di Sabratha.

Il 26 luglio, la Geo Barents ha soccorso sei imbarcazioni, tre delle quali avevano allertato Alarm Phone.

Lo stesso giorno si è effettuato un altro volo di evacuazione dalla Libia all’Italia. Gravi scontri a Tripoli hanno causato 16 morti. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso gli ultimi sviluppi in Libia.

Il 27 luglio, le pattuglie del Distaccamento Marittimo SSA hanno intercettato più di 745 migranti in 7 diverse operazioni. Tutti sono stati sbarcati ad Al Maya e portati al centro di detenzione SSA.

Il 29 luglio, una pattuglia della Guardia Costiera tunisina ha intercettato 63 migranti al largo di Mahdia. Le persone si erano perse dopo essere state abbandonate da un trafficante libico che è saltato giù dall’imbarcazione ed è tornato in Libia con l’aiuto di complici.

Lo stesso giorno, siamo stati chiamate da circa 40 persone in grave pericolo che fuggivano dall’est della Libia. La cosiddetta Guardia Costiera libica ci ha detto che sarebbe andata a intercettare l’imbarcazione. Il 1° agosto abbiamo saputo dai parenti che le persone erano arrivate in Italia.

Il 30 luglio, un gruppo di migranti, che aveva lanciato l’allarme telefonico dalla zona SAR maltese, è stato trovato dal mercantile Sea Galaxy. Malta ha ignorato le nostre richieste di chiarire se stessero agendo. Un giorno dopo l’imbarcazione è entrata nella zona SAR greca, ma la Grecia non l’ha riconosciuta come caso di difficoltà. Solo il 3 agosto, dopo averle abbandonate per giorni in mare, le Forze Armate di Malta hanno effettuato un’operazione, facendo sbarcare le 45 persone.

Mappa che mostra la posizione della barca in zona SAR maltese il 1 Agosto. Fonte: Alarm Phone

Lo stesso giorno, la barca a vela Nadir ha risposto a una richiesta di soccorso da Alarm Phone e ha trovato un’imbarcazione sovraffollata con 120 persone a bordo. Alla fine sono state soccorse a Lampedusa.

Il 31 luglio, una nave mercantile maltese ha soccorso 113 migranti e li ha portati sulla costa di Pozzallo, dove sono state trasbordate al porto su una motovedetta.

Alla fine di luglio, MSF ed ECRE hanno presentato un resoconto delle due settimane precedenti nel Mediterraneo Centrale:

Più di 1.500 persone soccorse e assistite dalle navi ONG.

oltre 1.200 persone soccorse dalle guardie costiere al largo e sulle coste

Più di 55 gommoni arrivati autonomamente sulle coste italiane

Violenze, abusi e intercettazioni da parte delle autorità

Secondo l’OIM, nel periodo 24-30 luglio 2022, 977 migranti sono stati fatti sbarcare sulle coste libiche.

AGOSTO

Ad agosto siamo state allertate da 71 imbarcazioni in difficoltà, tra cui 50 provenienti dalla Libia, 15 dalla Tunisia, tre dal Libano e tre dalla Turchia. 13 di queste imbarcazioni sono state soccorse dalle navi ONG. Da diverse fonti, sappiamo di altre 43 imbarcazioni partite dalla Libia e di circa 170 imbarcazioni provenienti dalla Tunisia. Nella prima metà del mese, in un solo giorno sono arrivate a Lampedusa fino a 18 imbarcazioni con più di 400 persone a bordo. Solo 84 persone (due imbarcazioni) sono arrivate a Malta. Sappiamo che almeno 23 imbarcazioni sono state intercettate dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica o dalla SSA e più di prima anche dalla Guardia Costiera Tunisina. Siamo venute a conoscenza di sette naufragi, quattro al largo della Tunisia, due della Libia e uno dell’Algeria, che hanno causato almeno 28 morti e 74 dispersi.

Il 1 agosto, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) si è pronunciata sul caso Sea-Watch 3 e 4, confermando che il salvataggio in mare è un dovere e che in futuro i controlli dello Stato di approdo non dovranno essere utilizzati arbitrariamente contro le ONG per trattenere le navi e impedire loro di svolgere il proprio lavoro. Questo significa concretamente: L’Italia non può pretendere una certificazione immaginaria che non esiste nemmeno sotto la bandiera tedesca. Inoltre, il numero di persone soccorse non è un motivo di detenzione della nave.

Il 3 agosto, tre ONG della Flotta Civile, SOS Mediterranée, MSF e Sea Watch, hanno scritto in un comunicato che nelle due settimane precedenti avevano soccorso circa 1.500 persone su 21 imbarcazioni in difficoltà. 13 di queste imbarcazioni avevano allertato Alarm Phone e abbiamo potuto trasmettere le loro posizioni GPS alle autorità e alle ONG di soccorso.

Il 4 agosto, i 659 superstiti della Geo Barents sono potuti sbarcare a Taranto, dopo quasi nove giorni di navigazione.

Il 6 agosto, Alarm Phone è stata allertata da circa 35 persone in pericolo in SAR maltese. Malta ha annunciato l’invio della cosiddetta Guardia Costiera Libica. Dopo aver perso il contatto con l’imbarcazione per 24 ore, le ca. 35 persone in difficoltà ci hanno chiamato di nuovo. Si trovavano nella zona SAR in comune tra Italia e Malta. Il 9 agosto abbiamo appreso che sono state soccorse dalla Guardia Costiera italiana ad Augusta.

Il 9 agosto abbiamo saputo di un naufragio al largo dell’Algeria: mentre sei persone sono state ferite ma sono sopravvissute, sei persone sono annegate al largo della costa algerina. Diverse persone risultano disperse.

Lo stesso giorno, tre bambini e tre donne sono morti in un naufragio al largo di Kraten, Kerkennah, in Tunisia. Almeno quattro persone risultano disperse. Il 10 agosto abbiamo appreso

L’11 agosto, l’Astral poteva evitare un altro disastro. Il Seabird2 aveva avvistato l’imbarcazione alla deriva già il giorno prima nella zona SAR maltese e aveva allertato le autorità, ma invano. Anche l’Alarm Phone aveva avvisato le autorità di questo gruppo. Se nessuna nave di soccorso civile fosse stata sul posto, queste persone sarebbero annegate. Il soccorso è avvenuto in condizioni di vento forte e mare agitato a 13 miglia nautiche a sud dell’isola siciliana di Lampedusa.

On 12 August, we learned about a shipwreck off Libya. SSA Marine Detachment patrol boat found survivors of a sunken boat off the coast of Zuwara. According to testimonies of survivors, there were 36 people on the boat. While 18 people survived, at least 18 people went missing. The survivors were mostly imprisoned, we were told.

Il 12 agosto abbiamo appreso di un naufragio al largo della Libia. La motovedetta del Distaccamento marittimo SSA ha trovato i sopravvissuti di un’imbarcazione affondata al largo della costa di Zuwara. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, sulla barca c’erano 36 persone. Mentre 18 persone sono sopravvissute, almeno 18 sono scomparse. I sopravvissuti sono stati per lo più imprigionati, ci è stato detto.

Il 13 agosto, i media hanno riferito che il 12 agosto la Guardia costiera tunisina aveva intercettato 184 migranti e sventato 12 operazioni di “attraversamento illegale del mare”.

Il 14 agosto, abbiamo ricevuto l’informazione che le 18 persone in difficoltà, che avevano allertato l’Alarm Phone già il 12 agosto e segnalato che due persone erano cadute in mare, sono arrivate a Pozzallo. Le autorità europee hanno ignorato tutte le richieste di aiuto e si sono rifiutate di fornire assistenza.

La mappa mostra la posizione di una imbarcazione in pericolo nella SAR maltese, il 12 agosto. Fonte: Alarm Phone

Il 15 agosto, 10 persone a bordo di una minuscola imbarcazione proveniente dall’est della Libia, che avevano allertato Alarm Phone, sono state assistite dal mercantile Bull con acqua e cibo prima di proseguire la rotta. L’imbarcazione è stata infine soccorsa a Pozzallo, in Sicilia.

Il 16 agosto, diverse unità della Guardia Costiera italiana e della Gurdia di Finanza (GDF) si sono impegnate nel salvataggio di un peschereccio al largo delle coste della Sicilia orientale, in Calabria, con circa 500 persone a bordo.

Il 17 agosto, 101 persone hanno chiamato l’Alarm Phone quando erano in grave difficoltà in mare. Erano fuggite dalla Libia. Abbiamo allertato le autorità e Open Arms che ha soccorso il gruppo con il suo nuovo mezzo di salvataggio.

Lo stesso giorno, Sea-Watch ha riferito di un’imbarcazione in pericolo nella zona SAR maltese: Malta si è rifiutata di soccorrere, la cosiddetta Guardia costiera libica ha intercettato le persone.

La notte del 18 agosto, la SSA ha intercettato, respinto e sequestrato una imbarcazione largo di Sabratha un’imbarcazione con circa 45 migranti. Tutti sono stati trasferiti nel centro di detenzione di Al-Maya.

Lo stesso giorno, Alarm Phone è stata allertata da un gruppo di 44 persone, molte delle quali malate. Erano fuggite dalla Libia e si trovavano alla deriva al largo di Malta. Due giorni dopo, i parenti ci hanno informato che le persone erano state soccorse e sbarcate a Malta.

Il 21 agosto, abbiamo appreso che oltre 1.000 persone sono arrivate nelle ultime 24 ore tra Roccella (Calabria), Augusta e Portopalo (Sicilia). Erano partite dalla Turchia e dalla Libia.

Lo stesso giorno, il team di Geo Barents ha ricevuto una segnalazione da parte del Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano per un’imbarcazione in difficoltà nella zona SAR italiana. 106 persone sono state soccorse e sbarcate a Taranto.

Il 22 agosto abbiamo saputo di un altro naufragio al largo della Tunisia: tre corpi sono stati recuperati su una spiaggia vicino al confine libico.

Il 23 agosto, 645 persone sono state soccorse dalla Guardia Costiera italiana e dalla Guardia di Finanza nel Mar Ionio e portate in diversi porti della Sicilia.

Il 25 agosto, l’Astral ha localizzato un’imbarcazione con 112 persone a bordo, che aveva chiamato l’Alarm Phone, e ha effettuato un’operazione di soccorso congiunta con l’Ocean Viking.

Lo stesso giorno, una motovedetta del Distaccamento marittimo SSA ha intercettato al largo di Zuwara un’imbarcazione in legno con circa 130 migranti a bordo.

Il 26 agosto, 26 persone hanno chiamato l’Alarm Phone quando erano in difficoltà in mare. A soccorrerle non sono state le autorità dell’UE, ma il veliero Nadir. Alarm Phone è stato allertato per altre due imbarcazioni in pericolo, che trasportavano rispettivamente 40 e 119 persone. Questa volta sono state l’Ocean Viking e l’Astral a venire in soccorso.

Lo stesso giorno, un’imbarcazione con 80 persone a bordo era in pericolo immediato vicino alle coste libiche. Nella nostra ultima telefonata le persone potevano vedere una barca veloce in arrivo. Speriamo che l’intervento tardivo della cosiddetta Guardia costiera libica, che si è lamentata con noi per la mancanza di risorse mentre intercetta abitualmente le imbarcazioni vicino al confine SAR maltese, non sia costato vite in mare in questo caso.

Mappa che mostra la posizione dell’imbarcazione in pericolo il 26 agosto. Fonte: Alarm Phone

Tra il 26 e il 27 agosto, la cosiddetta Guardia Costiera libica ha intercettato un totale di 520 migranti in diverse operazioni. Tutti sono stati sbarcati a Zawiya.

Il 27 agosto, sono cominciati scontri a Tripoli tra differenti milizie, causando la perdita di molte vite. I rifugiati detenuti a Ain Zara erano terrorizzati, temevano per le loro vite durante questi scontri.

Lo stesso giorno, una barca che trasportava 27 migranti si è capovolta di notte al largo di  Talmitha (Libya). Una persona è riuscita a nuotare verso la costa, sei persone sono state soccorse e due corpi sono stati recuperati.

Il 28 agosto, 25 persone in fuga dalla Libia devastata dal conflitto, ha allertato Alarm Phone mentre era in pericolo in mare. Abbiamo informato le autorità e la Geo Barents, il cui equipaggio ha portato a termine con successo il soccorso. Successivamente hanno soccorso anche un’altra imbarcazione che aveva allertato Alarm Phone. Era il loro quarto soccorso in meno di 48 ore.

Il 19 agosto, 84 persone a bordo di 7 imbarcazioni partite dalla Tunisia sono arrivate nell’isola italiana di Pantelleria e sono state successivamente trasferite a Trapani.

Lo stesso giorno, abbiamo appreso che circa 1.000 migranti hanno raggiunto il Sud Italia durante il weekend.

Il 30 agosto, Malta ha rifiutato nuovamente un soccorso nella sua zona SAR. Una nave militare maltese ha ignorato una chiamata di Mayday. Al contrario, la Guardia Costiera libica è intervenuta. Malta aveva persino ordinato una nave mercantile, che aveva già cambiato rotta per soccorrere l’imbarcazione in pericolo, di NON farlo.

Il 31 agosto, Alarm Phone è stata contattata da una imbarcazione in pericolo partita dal Libano verso l’Italia, con circa 57 persone a bordo. L’asse della loro barca si era spezzato ed erano alla deriva. La nave mercantile Bruce, della NordicHamburg ha ricevuto l’ordine da parte di RCC Malta di assistere le 80 persone in pericolo dando acqua e cibo. Dopo 2-3 ore di attesa, veniva loro ordinato di partire, procedendo lungo la loro rotta, e lasciando le persone in mare. Solo il 2 settembre, i parenti ci informavano che l’imbarcazione aveva raggiunto Malta. Non abbiamo alcuna notizia da parte delle autorità maltesi, ma speriamo che questo sia vero e che abbiano potuto raggiungere l’Europa in sicurezza.

Il tracciato del mercantile Bruce vicino all’imbarcazione in pericolo, così come mostrato il 31 agosto su Vesselfinder. Fonte: Alarm Phone

Lo stesso giorno, un gruppo di circa 70 persone ha chiamato Alarm Phone. Riportavano la presenza di feriti a bordo a causa dei violenti scontri in Libia. Le autorità avevano ignorato le loro richieste di soccorso per otto ore. È possibile che questo gruppo sia stato intercettato dalla cosiddetta Guardia Costiera libica e respinto verso condizioni di vita disumane in Libia.

SETTEMBRE

A settembre, Alarm Phone ha ricevuto richieste di soccorso da 87 imbarcazioni, 47 delle quali partite dalla Libia, 31 dalla Tunisia, sei dal Libano, una dall’Egitto (di due imbarcazioni non sappiamo la provenienza). 15 di queste imbarcazioni sono state soccorse da navi di ONG. Da fonti diverse, sappiamo della partenza di altre 26 imbarcazioni dalla Libia, 74 dalla Tunisia, una dal Libano. La maggior parte di esse è arrivata in Italia. Solo due imbarcazioni sono arrivate a Malta, trasportando circa 140 persone. Siamo stati informati di 17 intercettazioni verso la Libia. Sappiamo di cinque naufragi al largo della Tunisia e quattro al largo della Libia. In totale, sono stati segnalati 42 morti e 74 dispersi.

Il 1° settembre, un’imbarcazione è stata intercettata dall’SSA e le 123 persone a bordo sono state trasferite al centro di detenzione SSA di Al-Maya. Altri 80 migranti sono stati salvati da un gommone fatiscente dalla marina libica. Al largo della Sardegna sono stati recuperati cinque corpi di uomini annegati mentre cercavano di migrare verso l’Europa.

Il 3 settembre, le famiglie dei dispersi, gli attivisti e i gruppi della società civile si sono riuniti per l’evento della CommemorAzione a Zarzis, in Tunisia. Dieci anni prima, il 6/9/2012, un’imbarcazione con 130 persone provenienti da Sfax si era rovesciata vicino all’Italia – solo 56 persone furono salvate. Le famiglie cercano ancora i dispersi.

Foto di persone scomparse durante la CommemorAzione a Zarzis, Tunisia. Fonte: Alarm Phone

Il 5 settembre, Alarm Phone ha pubblicato un elenco di imbarcazioni partite dal Libano che ci hanno contattato negli ultimi giorni:

Si tratta di un gruppo di circa 50-65 persone che hanno contattato Alarm Phone il 30 agosto e che alla fine sono state respinte in Turchia dalla guardia costiera greca.

Un gruppo di circa 80 persone (prima erroneamente riportate come 57), da cui Alarm Phone è stato allertato il 31 agosto – lungo periodo di mancata assistenza, alla fine soccorse a Malta.

Un gruppo di circa 80 persone, allertato da Alarm Phone il 3 settembre, che alla fine è riuscito a raggiungere Roccella in Italia.

Un gruppo di circa 60 persone che ci ha contattato il 2 settembre e che sembra essere stato soccorso da una nave mercantile fino a Malta.

Lo stesso giorno, si è svolto a Tunisi un seminario sulla lotta alla tratta di esseri umani con il Ministero libico degli Affari sociali e un gruppo di venti rappresentanti del governo libico.

Il 6 settembre, a Zarzis, si è svolta una manifestazione con le famiglie delle persone scomparse provenienti da molti Paesi, per protestare contro la violenza delle frontiere europee. Il funzionario dell’UNCHR Vincent Cochetel ha reagito a questa manifestazione con un tweet, incolpando le madri dei rifugiati scomparsi. Nei giorni successivi, questo tweet di Cochetel ha suscitato numerose critiche da parte di attivisti, organizzazioni per i diritti umani, famiglie di scomparsi e altri, persino dallo stesso UNHCR. Cochetel si è scusato. Ma insieme a molti gruppi e familiari, abbiamo chiesto all’UNHCR di licenziare il suo inviato speciale o che Cochetel si dimetta.

Manifestazione delle famiglie delle persone scomparse a Zarzis, in Tunisia, il 6 settembre. Fonte: Alarm Phone

Il 7 settembre, i media hanno riferito che Malta avrebbe ricevuto 52,3 milioni di euro di fondi europei per far fronte alla migrazione.

Lo stesso giorno, non l’AFM, ma una nave cargo egiziana ha salvato i migranti libanesi bloccati che avevano allertato Alarm Phone vicino a Malta. Una bambina di quattro anni è morta quando un’imbarcazione con circa 60 persone a bordo è stata soccorsa dalla nave mercantile BBC PEARL, dopo molti giorni di mancato soccorso da parte di Malta e Grecia.

L’8 settembre, il regime di frontiera ha nuovamente causato diverse vittime quando un’imbarcazione si è rovesciata il giorno prima al largo di Chebba, in Tunisia. Solo quattordici persone sono state salvate e otto corpi sono stati ritrovati.

Il 9 settembre e nei giorni precedenti, centinaia di persone sono state salvate dalla flotta civile. Ma anche quasi 2.400 persone sono state rimpatriate con la forza in Libia. Molte di loro avevano lanciato l’allarme telefonico, come un’imbarcazione in difficoltà al largo della costa di Khoms. Inoltre, sono stati segnalati diversi naufragi al largo della Tunisia. Le guardie costiere tunisine hanno impedito 26 tentativi di migrazione, intercettato 426 persone e sequestrato dodici imbarcazioni.

Il 09/10 settembre, l’SSA ha intercettato in operazioni separate cinque imbarcazioni e arrestato un totale di 380 persone.

L’11 settembre, due imbarcazioni che avevano lanciato l’allarme telefonico sono state soccorse dalla Sea-Watch 3.

Il 12 settembre, i media hanno riferito che un bambino e una madre gravemente malati sono stati evacuati a Malta. La loro imbarcazione era stata soccorsa da un mercantile battente bandiera liberiana al largo della costa orientale della Libia. La nave, che stava navigando vicino all’imbarcazione in difficoltà, ha soccorso tutte le persone e le ha imbarcate dopo aver ricevuto istruzioni in tal senso dalla Guardia Costiera italiana.

Il 13 settembre è avvenuto un naufragio al largo di Al-Khums, in Libia. La cosiddetta Guardia costiera libica ha trovato 50 persone vive e ha recuperato un cadavere. Almeno nove persone risultano disperse.

Il 14 settembre, abbiamo appreso che un’imbarcazione con a bordo 207 persone, che ci aveva allertato due giorni prima nella zona SAR maltese, è stata finalmente soccorsa dalla nave Humanity 1. Hanno trovato molte persone disidratate, ma fortunatamente non è stato confermato alcun decesso a bordo.

Imbarcazione con 207 persone soccorsa dall’Humanity 1 il 14 settembre. Fonte: Arez Ghaderi / SOS Humanity

Il 15 settembre, la Guardia Costiera italiana ha soccorso circa 380 persone da un peschereccio al largo della Calabria.

Lo stesso giorno, la Commissione europea ha confermato che saranno stanziati 23 milioni di euro ancora nel 2022 e 57 milioni di euro nel 2023 per fornire attrezzature e servizi alle autorità egiziane per “la ricerca e il salvataggio e la sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime”.

Il 16 settembre, la Sea-Watch 3 ha dichiarato lo stato di necessità dopo dieci richieste di un porto sicuro. Alla fine, le autorità italiane hanno assegnato loro un porto a Reggio di Calabria.

Il 17 settembre, la Open Arms ha soccorso 59 persone, che avevano lanciato l’allarme telefonico, dalla piattaforma petrolifera Miskar, dopo aver cercato l’imbarcazione per più di 24 ore. A bordo è stato trovato anche un cadavere.

Il 18 settembre, un gruppo di 294 persone con cui Alarm Phone era in contatto è stato individuato da Colibri 2 e infine salvato da Open Arms Uno.

Il 19 settembre, la Open Arms ha soccorso altre 30 persone su un’imbarcazione molto precaria che aveva contattato Alarm Phone.

Il 20 settembre, i media hanno citato il ministro maltese degli Affari interni: “La cooperazione tra Malta e Libia impedisce alle imbarcazioni di immigrati di raggiungere l’Europa”.

Il 21 settembre, la Geo Barents ha condotto una difficile operazione di salvataggio a seguito di un allarme lanciato da Alarm Phone nelle acque internazionali vicino alla Libia. 76 persone erano a bordo di un gommone sovraffollato in difficoltà.

Il 22 settembre, la barca a vela Nadir ha soccorso 75 persone su due imbarcazioni. Una di queste aveva lanciato l’allarme a Alarm Phone. Dopo molte ore è finalmente arrivata una nave della Guardia Costiera italiana. Con manovre rischiose, ha recuperato tutte le persone dalla Nadir.

Il 23 settembre, un’imbarcazione con oltre 150 persone a bordo si è rovesciata dopo essere partita dal Libano. Sono stati trovati solo 20 sopravvissuti. Sono stati recuperati 34 corpi. Più di 100 persone risultano disperse. Due giorni dopo, il bilancio delle vittime è salito a 94.

Lo stesso giorno si è verificato un naufragio al largo di Sfax. Sette persone sono state salvate, una ventina risultano disperse. I parenti preoccupati hanno contattato Alarm Phone, ma non eravamo mai stati in contatto con questa imbarcazione.

Il 24 settembre, Alarm Phone è stato avvisato della scomparsa di un’imbarcazione con circa 17-18 persone a bordo, partita da Zarzis il 21 settembre. Per settimane siamo stati in contatto con più di 30 parenti, amici, membri della comunità e solo il 6 ottobre siamo stati informati di un naufragio al largo della Tunisia. È stato trovato e identificato il corpo di una donna che aveva lasciato Zarzis 15 giorni prima come parte di un gruppo di 18 persone.

Il 25 settembre sono scoppiati combattimenti tra milizie rivali in Zawya/Libia. Almeno cinque persone sono morte e 13 sono rimaste ferite.

Il 26 settembre, Malta ha dato istruzioni alla nave mercantile SHIMANAMI QUEEN di portare 23 persone in Egitto, da dove erano fuggite, piuttosto che in porti più vicini in Europa. Alarm Phone è stato allertato dalle persone in difficoltà il 23 settembre, ha perso il contatto e ha potuto solo osservare che diverse navi mercantili erano vicine all’ultima posizione nota dell’imbarcazione, ma in seguito si sono allontanate dalla scena. Insieme a Sea-Watch e MSF, siamo riusciti a ottenere conferma dal JRCC del Cairo che la SHIMANAMI QUEEN, che era in viaggio dall’Egitto verso l’Europa, aveva ricevuto l’ordine di salvare le persone in SAR maltese e di sbarcarle in Egitto.

Il 27 settembre, una grossa imbarcazione con 369 persone a bordo è stata soccorsa in Sicilia da diversi mezzi della Guardia Costiera italiana e da una nave spagnola di Frontex, secondo quanto riportato dall’Ansa.

Il 29 settembre, un’imbarcazione con a bordo 88 persone ha allertato Alarm Phone per la sua situazione di pericolo. Abbiamo informato le autorità competenti e la MV Louise Michel. Anche in questo caso è stata la flotta civile, e non gli attori dell’UE, a intervenire e a portare a termine con successo l’operazione di salvataggio.

Lo stesso giorno, 400 persone su una grande imbarcazione sono state salvate in Calabria in un’operazione coordinata dalla Guardia Costiera italiana.

Il 30 settembre, 33 persone che avevano lanciato l’allarme telefonico sono state salvate dalla nave mercantile MAERSK ATHABASCA. Li avevamo accompagnati al telefono per giorni.

OTTOBRE

Ottobre è stato un mese molto intenso per Alarm Phone e la Flotta civile. Siamo stati allertati da 112 imbarcazioni, di cui 52 provenienti dalla Libia, 51 dalla Tunisia, due dalla Turchia, una dal Mar Ionio (in sei casi il luogo di partenza non era chiaro). 17 di queste imbarcazioni sono state soccorse dalle navi delle ONG. Sappiamo che altre 16 imbarcazioni sono partite dalla Libia e un numero imprecisato dalla Tunisia. La maggior parte delle imbarcazioni è arrivata in Italia (Lampedusa, le imbarcazioni provenienti dalla Turchia e dal Mar Ionio in Sicilia o Calabria). Solo due imbarcazioni sono arrivate a Malta. Sappiamo che 28 imbarcazioni sono state intercettate dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Alcune sono state riportate in Tunisia. Abbiamo appreso di due naufragi al largo della Libia, che hanno causato almeno 18 morti e nove dispersi.

Il 1° ottobre, Alarm Phone ha riportato che, negli ultimi giorni, siamo stati allertati per diverse imbarcazioni in difficoltà partite dalla Tunisia. Un’imbarcazione con 41 persone a bordo è stata intercettata a Sousse. I sopravvissuti ci hanno detto che tre persone erano morte durante il viaggio. Un’imbarcazione vicina alla Sicilia, con a bordo circa 71 persone che ci avevano avvisato, è stata soccorsa dalla Guardia Costiera italiana.

Il 4 ottobre, la Louise Michel ha trovato 48 persone in difficoltà che erano fuggite dalla Libia e che avevano chiamato Alarm Phone durante la notte. Le guardie costiere dell’UE non hanno risposto alle nostre richieste di soccorso.

Il 7 ottobre, 17 rifugiati sono stati bruciati vivi da persone non identificate nella città di  Sabratah all’interno di una barca. L’incidente è avvenuto di notte, durante le operazioni di carico dell’imbarcazione. I sopravvissuti sono stati attaccati da uno dei contrabbandieri che, dopo aver rubato i motori e le scorte di carburante, ha dato fuoco alla barca.

L’8 ottobre, circa 250 persone sono arrivate a Pantelleria su 15 imbarcazioni diverse, tutte soccorse dalla Guardia Costiera italiana.

Lo stesso giorno, Louise Michel ha assistito 29 persone su un’imbarcazione in difficoltà. Le persone hanno riferito che in Libia sono state costrette, sotto la minaccia delle armi, a nuotare dalla riva verso una barca di legno. Mentre venivano picchiati con le armi, due minori, di 14 e 16 anni, sono annegati.

Il 09 ottobre, a Zarzis/Tunisia sono tornate le proteste contro il silenzio delle autorità tunisine e la mancanza di interazione con i cittadini che chiedono informazioni sulla barca scomparsa il 21.09.2022 con 18 persone a bordo.

Il 10 ottobre, Alarm Phone non è stato in grado di ricollegarsi a due imbarcazioni in difficoltà, una che trasportava 200 e l’altra 100 persone. Le autorità libiche non ci hanno informato se queste persone erano tra le centinaia di persone intercettate e rimpatriate con la forza in Libia. Una terza imbarcazione che ci ha allertato è naufragata. La cosiddetta guardia costiera libica ci ha informato che la maggior parte delle circa 100 persone presenti su questa imbarcazione è sopravvissuta. Purtroppo, hanno anche riferito che diverse persone sono scomparse.

Mappa che mostra la posizione dell’imbarcazione che trasportava 200 persone in difficoltà. Fonte: Alarm Phone

Lo stesso giorno, l’equipaggio del Seabird ha osservato un respingimento di circa 50 persone dal SAR maltese verso la Libia.

L’11 ottobre si è verificato un naufragio a sud della Sicilia. Tre corpi sono stati recuperati dalla Guardia Costiera italiana.

Il 12 ottobre, 37 persone che ci avevano allertato il giorno prima dalla zona SAR italiana, sono state trovate e soccorse in Italia. Nove persone su una piccola imbarcazione in vetroresina in difficoltà sono state soccorse dalla Geo Barents, in seguito a un allarme lanciato da Alarm Phone.

Lo stesso giorno, abbiamo appreso che in due distinti naufragi al largo della Tunisia, almeno 20 persone erano morte negli ultimi giorni.

Il 13 ottobre, la Geo Barents ha soccorso un’altra imbarcazione che aveva lanciato l’allarme telefonico. 122 persone, tra cui più di 90 minori, erano in difficoltà su un gommone sovraffollato.

Il 14 ottobre sono stati recuperati diversi corpi sulle coste di Zarzis, Mahdia e vicino a Bizerte, in Tunisia. L’analisi del DNA di quattro corpi riesumati nel cimitero degli stranieri di Zarzis su richiesta delle famiglie ha rivelato che tre di loro appartenevano al gruppo in cui 18 persone sono scomparse quando il gommone è affondato vicino a Zarzis. Nella notte sono scoppiati scontri in diverse città tunisine. La gente ha cacciato il governatore di Medenine e di Zarzis.

Il 15 ottobre, Alarm Phone ha aderito alla Giornata d’azione internazionale “Stop al Memorandum Italia-Libia”. Dal 2016 oltre 100.000 persone, molte delle quali ci hanno chiamato quando erano in difficoltà, sono state rimpatriate forzatamente in Libia grazie alle collaborazioni UE-Libia.

Il 17 ottobre, la Geo Barents ha soccorso altre due imbarcazioni con 40 e 76 persone a bordo, che avevano allertato Alarm Phone. Durante la notte, il Nadir ha trovato un peschereccio che aveva precedentemente salvato 35 persone da un gommone. I sopravvissuti erano in acqua da tre giorni. Poco dopo l’arrivo del Nadir, la dogana tunisina si è avvicinata al peschereccio. In collaborazione con il pescatore, l’equipaggio del Nadir è riuscito a informare in tempo le autorità italiane e ha impedito alle autorità tunisine di riportare i superstiti in Tunisia. Infine, la Guardia Costiera italiana ha preso a bordo le persone.

Il 18 ottobre si è svolto uno sciopero generale a Zarzis/Tunisia. I manifestanti hanno chiesto alle autorità di continuare le ricerche di 12 persone scomparse in mare. Per settimane le famiglie hanno cercato di capire cosa fosse successo dopo la partenza dei dispersi il 21.09.2022. I pescatori hanno condotto le ricerche dei dispersi. Mentre la Guardia Costiera tunisina ha fallito nel suo compito di salvare le persone in difficoltà e di cercare i dispersi, il governatore di Medenine ha lasciato che i corpi recuperati venissero seppelliti senza un processo di identificazione. I manifestanti hanno chiesto di intensificare le ricerche delle numerose persone ancora disperse.

Sciopero generale a Zarzis, Tunisia, il 18 ottobre. Fonte: Alarm Phone

Il 19 ottobre è stato reso noto che Abd al-Rahman Milad, noto con lo pseudonimo di Bija, uno dei trafficanti di esseri umani più ricercati al mondo, capo di una famigerata milizia libica e comandante della cosiddetta Guardia costiera libica, è stato recentemente onorato dal governo libico.

Il 21 ottobre, c’è stata un’esplosione su un’imbarcazione che viaggiava attraverso il SAR di Malta, vicino alla zona SAR dell’Italia. Due bambini sono morti e diverse persone risultano disperse. Potrebbe trattarsi di un’imbarcazione di cui avevamo avvertito le autorità il giorno prima.

Negli stessi giorni sono state intercettate diverse imbarcazioni: 37 imbarcazioni provenienti dalla Tunisia, una da Sabratha, nella Libia occidentale. Sono stati effettuati pattugliamenti giornalieri a terra tra Qarabolli e Zliten, a est di Tripoli.

Il 22 ottobre, 34 persone in difficoltà che avevano chiamato Alarm Phone durante la fuga dalla Libia sono state trovate e salvate dall’Ocean Viking.

Il 23 ottobre, abbiamo appreso che 32 persone, che avevano lanciato l’allarme telefonico due giorni prima a largo di Bengasi, hanno raggiunto autonomamente Pozzallo, in Italia. Il gruppo era fuggito dalla Libia ma aveva finito il carburante e stava andando alla deriva in acque internazionali. Abbiamo perso il contatto con il gruppo nella zona SAR di Malta. Secondo quanto riferito, l’RCC di Malta aveva dato istruzioni alla petroliera P.FOS di seguire l’imbarcazione mentre si muoveva ancora verso nord. Abbiamo ringraziato gli equipaggi delle navi mercantili che hanno offerto il loro supporto.

Il 24 ottobre si sono verificati due naufragi al largo di Lampedusa. Tre bambini e diverse altre persone risultano disperse.

Lo stesso giorno, Alarm Phone è stato allertato da una grande imbarcazione in difficoltà al largo della Sicilia, con a bordo circa 400 persone. Erano già quattro giorni che erano in mare. Fortunatamente, la Guardia Costiera italiana ha effettuato un’operazione di salvataggio.

Mappa che mostra la posizione dell’imbarcazione in difficoltà, con a bordo circa 400 persone. Fonte:: Alarm Phone

Il 25 ottobre, siamo stati allertati da una grande barca di legno che aveva lasciato Tobruk, in Libia, e si trovava nelle zone SAR di Malta e dell’Italia. Ci è stato detto che le circa 700 persone erano partite insieme a circa 650 persone. 700 persone erano partite insieme a circa 650 persone su una seconda imbarcazione. Alla fine, circa 1.300 persone sono state salvate in un’operazione coordinata dalla Guardia Costiera italiana.

Il 26 ottobre, l’Ocean Viking ha soccorso due imbarcazioni che avevano chiamato Alarm Phone. Un’altra imbarcazione con cui eravamo in contatto è stata intercettata dalla cosiddetta Guardia costiera libica, così come diverse altre imbarcazioni.

Il 27 ottobre, la cosiddetta Guardia costiera libica ha impiegato molto tempo prima di rispondere alla nostra richiesta di soccorso per un gruppo di persone fuggite da Khoms, in Libia, e che avevano segnalato che la loro barca stava affondando. Le persone sono state riportate in Libia. Diverse altre imbarcazioni sono state salvate dalla flotta civile.

Il 28 ottobre, Alarm Phone è stato chiamato da una grande imbarcazione in difficoltà, che trasportava oltre 300 persone. Le condizioni metereologiche erano molto rischiose nel Mediterraneo e le persone a bordo temevano per la loro vita. Un giorno dopo, l’imbarcazione era alla deriva a meno di 40 miglia da Creta e stava per capovolgersi, secondo le persone a bordo. Ciononostante, l’imbarcazione ha proseguito e alcuni giorni dopo ha raggiunto la zona SAR italiana. Secondo la Guardia Costiera italiana, il 3 novembre è stata effettuata un’operazione di salvataggio per portare in salvo le persone. Infine, sono state portate a Crotone, in Calabria.

Il 29 ottobre abbiamo appreso che tre giorni prima l’Italia aveva coordinato un salvataggio da parte di una nave mercantile al di fuori della propria zona SAR. L’imbarcazione, che trasportava circa 150 persone, aveva allertato Alarm Phone.

Il 30 ottobre abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso da parte di circa 50 persone, molte delle quali in cattive condizioni mediche. Avevano lasciato Bengasi cinque giorni prima e si trovavano a 90 miglia nautiche dalla Sicilia. Mentre l’MRCC di Roma si è rifiutato di condividere qualsiasi informazione con noi, le navi mercantili che hanno osservato il salvataggio hanno riferito che le circa 50 persone sono state imbarcate su una nave della Guardia Costiera italiana e probabilmente sbarcate in Sicilia.

NOVEMBRE

A novembre, siamo stati allertati da 42 imbarcazioni, 12 delle quali erano partite dalla Libia (cinque grandi imbarcazioni da Bengasi, una da Tobruk), 23 dalla Tunisia, una dal Libano, una dall’Algeria (cinque imbarcazioni non sappiamo da dove siano partite). Nessuna di queste imbarcazioni è stata soccorsa dalle navi delle ONG. La maggior parte di loro sono arrivate a Lampedusa. Quelle provenienti dalla Libia orientale sono state soccorse da navi mercantili e/o dalla Guardia Costiera italiana. Solo due imbarcazioni (con 113 persone a bordo) sono arrivate a Malta. Sappiamo di altre nove imbarcazioni partite dalla Libia e più di 20 dalla Tunisia. Almeno dieci imbarcazioni sono state intercettate dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Sappiamo che ci sono stati 4 naufragi a largo della Tunisia in cui sono morte 18 persone mentre  9 risultano disperse, ma ci sono stati altri naufragi, dei quali non abbiamo alcuna informazione.

Il 01 novembre, una grande imbarcazione a rischio di capovolgimento al largo della Sicilia ha allertato Alarm Phone. Le autorità sono state informate e 383 persone sono state soccorse verso Italia, attraverso l’impiego di diversi assetti.

Il 02 novembre, la SSA Marine Detachment ha intercettato due imbarcazioni al largo della Libia. Il giorno successivo, 107 persone sono state intercettate. Tutte le persone sono state portate nel centro di detenzione di Al-Maya.

Il 3 novembre, un’imbarcazione di grandi dimensioni, che trasportava oltre 350 persone, è stata intercettata al largo di Garabulli, in Libia.

Il 04 novembre, 34 persone che avevano allertato Alarm phone sono state soccorse dal mercantile Zagara che aveva come destinazione l’Italia. Anche due cadaveri sono stati portati a bordo. La stessa nave ha anche soccorso circa 27 persone in difficoltà in acque internazionali al largo della Libia orientale che ci avevano chiamato.

Il 5 novembre, oltre 1.000 persone a bordo di quattro assetti della Flotta Civile sono rimaste ferme in mare per 15 giorni, bloccate dal governo italiano.

Il 6 novembre, le autorità italiane hanno chiesto alla Geo Barents di entrare nel porto di Catania per valutare eventuali casi di vulnerabilità. 357 persone sono state sbarcate, mentre a 215 è stato chiesto di rimanere a bordo. Anche all’Humanity1 è stato permesso di sbarcare solo una parte delle persone soccorse e poi gli è stato chiesto di lasciare il porto con 35 sopravvissuti a bordo. SOS Humanity, e successivamente anche MSF, hanno intrapreso azioni legali contro questa forma illegale di respingimento collettivo. I rifugiati hanno protestato e tre di loro si sono gettati in mare dalla Geo Barents. Più di duecento medici hanno denunciato il “comportamento dell’Italia contrario all’etica professionale” da parte del Servizio sanitario marittimo. Le proteste si sono svolte presso il Ministero competente a Roma e in altre città. L’UNHCR e l’OIM hanno pubblicato un appello per lo sbarco urgente di tutte le persone bloccate.

Proteste di fronte al Ministero competente, Roma 6 novembre. Fonte: @Cantiere and @RescueMed

Il 7 novembre, una vasta operazione di soccorso, coordinata dalla Guardia Costiera italiana, è stata condotta al largo della costa orientale della Sicilia. Un’imbarcazione con a bordo circa 500 persone in pericolo  aveva allertato Alarm Phone il giorno prima. Le persone sono state portate ad Augusta e Pozzallo.

Dal 20 ottobre al 7 novembre, le navi delle ONG (Geo Barents, Ocean Viking e Humanity1) hanno soccorso circa 1.000 persone. Nello stesso periodo, quasi 11.000 persone sono sbarcate in Italia.

L’8 novembre, le 89 persone a bordo della Rise Above sono potute sbarcare a Reggio Calabria. I 35 sopravvissuti rimasti a bordo della Humanity1 hanno annunciato che la maggior parte di loro aveva iniziato lo sciopero della fame da circa due giorni. Dopo il rifiuto del capitano della Geo Barents di lasciare il porto e un’altra valutazione sulla vulnerabilità effettuata dalle autorità sanitarie italiane, tutti i 213 sopravvissuti della Geo Barents sono stati autorizzati a sbarcare.

Il 09 novembre, anche le 35 persone soccorse dalla Humanity1 sono potute finalmente sbarcare. La Ocean Viking aveva deciso di dirigersi verso la Francia. Ma invece di Marsiglia, le è stato assegnato il porto militare di Tolone e le persone sono state trattenute nella “zona d’attesa” per essere poi distribuite in altri Paesi dell’UE o per essere deportate. Fortunatamente, la maggior parte di loro è potuta entrare in Francia, ma due persone sono state deportate in Mali.

Lo stesso giorno, un’imbarcazione con a bordo 16 persone, partita il giorno prima da Bizerte, in Tunisia, è affondata a soli due chilometri dalla costa. Dieci persone sono state soccorse o si sono messe in salvo a nuoto, quattro risultano disperse e due corpi sono stati ritrovati.

Il 10 novembre, l’equipaggio di Nadir ha assistito alle operazioni di soccorso di cinque imbarcazioni in pericolo, per un totale di oltre 200 persone. Un’imbarcazione si è rovesciata durante l’operazione di soccorso della Guardia Costiera italiana, ma tutte le 37 persone sono state soccorse.

L’11 novembre, 295 persone sono state intercettate al largo della Libia e una motovedetta tunisina ha inseguito un’imbarcazione di persone in fuga, causando la morte di tre bambini.

Il 12 novembre, un’imbarcazione con a bordo circa 27 persone, che aveva allertato l’Alarm Phone, è stata assistita dal mercantile Castor, che è rimasto vicino all’imbarcazione fino a quando Malta non ha inviato una nave di soccorso. Il giorno successivo, siamo stati felici di confermare che le 28 persone erano sbarcate a Malta.

Il 13 novembre, Alarm Phone era in contatto con tre imbarcazioni in pericolo nella zona SAR di Malta. Speriamo che almeno due di loro siano state soccorse in una vasta operazione al largo della Sicilia.

Il 14 novembre, circa mille persone sono state soccorse verso la Sicilia e la Puglia dalla Guardia Costiera italiana.

Lo stesso giorno, un’altra imbarcazione, con a bordo 16 persone, è affondata al largo della Tunisia. Quattro persone sono state dichiarate morte e due disperse.

Il 16 novembre, la SSA intercettava due grandi pescherecci battenti bandiera libica che erano partiti da Zuwara e la cosiddetta Guardia Costiera libica soccorreva 43 persone, che avevano chiamato Alarm Phone da un’imbarcazione alla deriva.

Il 18 novembre, i cittadini di Zarzis si mettevano in marcia verso Djerba, che ospitava il Summit della Francofonia. Protestavano contro la negligenza degli ufficiali governativi.

Il 19 novembre, 36 persone alla deriva nella SAR di Malta venivano finalmente soccorse verso Malta.

Il 20 novembre, veniva lanciata una nuova importante operazione da parte della Guardia Costiera italiana per soccorrere circa 500 persone su una grande imbarcazione al largo di Siracusa, in Sicilia.

Il 21 novembre, la Commissione UE ha svelato un cosiddetto “piano d’azione” per affrontare gli arrivi irregolari attraverso il Mediterraneo Centrale.

Il 23 novembre a Tunisi, veniva organizzata una veglia in supporto delle famiglie delle 18 persone che avevano perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nel mese di settembre.

Il 24 novembre, veniva inaugurata una nuova stazione della cosiddetta Guardia Costiera libica a Garabulli.

Il 25 novembre, ha avuto luogo un meeting straordinario del consiglio dei ministri dell’interno dell’UE sulla ricerca e soccorso in mare. Ancora una volta, venivano discusse nuove regole per le navi di ricerca e soccorso della società civile.

Il 28 novembre, fu annunciato che OLAF, l’osservatore antifrode dell’UE, aveva aperto un’indagine nei confronti l’Agenzia per l’Asilo dell’Unione Europea (EUAA) di base a Malta, a seguito di gravi accuse di cattiva gestione e condotta fraudolenta.

Il 29 novembre, una barca partita da Tobruk, con circa 500 persone a bordo, veniva forzatamente intercettata, respinta e sequestrata dalle Forze Speciali Navali libiche.

Il 30 novembre, 114 persone venivano evacuate da UNHCR su un volo charter dalla Libia all’Italia.

DICEMBRE

Nel mese di dicembre, Alarm Phone è stata allertata per 67 imbarcazioni, 30 delle quali provenienti dalla Libia e 37 dalla Tunisia. Da fonti diverse, abbiamo saputo di altre 15 imbarcazioni dalla Libia, molte delle quali di grandi dimensioni provenienti dall’area orientale, da  Tobruk o Bengasi, e di almeno 49 imbarcazioni partite dalla Tunisia. Otto imbarcazioni sono state soccorse da navi di ONG. La maggior parte delle imbarcazioni provenienti dalla Tunisia è arrivata autonomamente a Lampedusa o è stata soccorsa dalla Guardia Costiera italiana, mentre alcune sono state intercettate. Siamo a conoscenza di 21 intercettazioni verso la Libia. Sono avvenuti almeno cinque naufragi. Abbiamo saputo di almeno 11 persone morte e 17 disperse.

Il primo dicembre, un’imbarcazione con a bordo 250 persone al largo della Sicilia orientale veniva soccorsa dalla Guardia Costiera italiana.

Il 2 dicembre, un’imbarcazione partita da Sfax si capovolgeva al largo di Lampedusa. 40 persone venivano soccorse. Le tre persone che venivano riportate disperse, potrebbero essere rimaste incastrate nello scafo dell’imbarcazione capovolta.

Il 4 dicembre, un’imbarcazione si è ribaltata al largo di Janzour, in Libia. Tutte le persone a bordo sono riuscite a nuotare fino alla costa, dove venivano arrestate dalle forze di sicurezza.

Il 5 dicembre, una barca in pericolo partita da Benghazi, con 39 persone a bordo che aveva allertato Alarm Phone il giorno precedente, era probabilmente tra le due barche giunte a Pozzallo, Sicilia, dopo essere state soccorse dalla Guardia Costiera italiana.

Mappa che mostra la posizione dell’imbarcazione in pericolo nella zona SAR di Malta. Fonte: Alarm Phone

Lo stesso giorno, la Geo Barents soccorreva una imbarcazione con 90 persone a bordo, che avevano chiamato Alarm Phone. Una barca con 78 persone a bordo, sempre un caso di Alarm Phone, si andava a schiantare sulle rocce della Guitcia di Lampedusa e si ribaltava. Secondo l’ANSA, le persone riuscivano ad arrampicarsi sulle rocce, nonostante le ferite riportate nell’incidente.

On 06 December, 450 people who had left on a big fishing boat from Tobruk and 32 people adrift off Sicily, who had both alerted Alarm Phone, were rescued by the Italian Coast Guard to Sicily.

Lo stesso giorno, gli equipaggi della Louise Michel e della Humanity1 assistevano ad una intercettazione estremamente pericolosa, di un gommone sovraffollato da parte della cosiddetta Guardia Costiera libica. Sei persone si gettavano in mare, e venivano soccorse dalla Humanity1.  Le altre venivano forzatamente ricondotte in Libia.

Il 7 dicembre, le Forze Navali Speciali libiche hanno intercettato un grande peschereccio al largo della costa di Tobruk con circa 570 persone a bordo. L’imbarcazione è stata scortata verso la Base Navale di Tobruk per lo sbarco, e le persone trasferite in detenzione.

L’8 dicembre, il giudice di Trapani, Sicilia, ordinava allo Stato italiano di ristrutturare la Iuventa, nave umanitaria sotto sequestro per cinque anni. Dopo essere stata saccheggiata, e ampiamente demolita la nave non è più idonea alla navigazione e a rischio di affondamento.

IL 9 Dicembre, i rifugiati attivisti e altre reti di solidarietà alla loro causa hanno organizzato una  conferenza stampa e un sit-in di fronte alla sede di UNHCR a Geneva.

Il 10 dicembre, si è svolta a Ginevra una manifestazione per criticare le modalità operative di UNHCR in Libia.

Manifestazione a Ginevra il 10 dicembre. Fonte: Alarm Phone

L’11 dicembre, in pessime condizioni meteo, alla Geo Barents e alla Humanity1 venivano assegnati porti di sbarco distanti (Salerno e Bari). Si trattava di una nuova strategia del governo italiano per tenere le ONG di ricerca e soccorso lontane dal Mediterraneo centrale.

Il 12 dicembre, Judith Sunderland (Human Rights Watch) e Lorenzo Pezzani (Border Forensics) hanno pubblicato un nuovo report, anche basato sulle informazioni condivise da Alarm Phone: “Airborne Complicity – Frontex Aerial Surveillance Enables Abuse”.

Il 13 dicembre, 450 persone venivano soccorse verso la Sicilia nell’ambito di una grande operazione di soccorso coordinata dalla Guardia Costiera italiana, nella quale venivano coinvolte alcune navi mercantili.

Il 15 dicembre, le autorità tunisine ci riferivano che almeno quattro persone erano morte durante il naufragio della loro barca vicino Sfax. Le autorità dichiaravano che 26 delle 30 persone a bordo erano state soccorse.

Lo stesso giorno, un’altra grande imbarcazione, con circa 350 persone a bordo, veniva intercettata al largo di Tobruk.

Il 16 dicembre, la Rise Above soccorreva una imbarcazione con 63 persone che avevano allertato Alarm Phone, e le veniva assegnato per lo sbarco il porto di Gioa Tauro.

Il 18 dicembre, un’imbarcazione naufragava a sud di Lampedusa. Una bambina, tra le persone sopravvissute che giungevano sull’Isola, moriva in ambulatorio.

Il 19 dicembre,  la Sea Eye 4 soccorreva 45 people, mentre 72 persone che avevano allertato Alarm Phone venivano soccorse dalla nuova nave Life Support della ONG Emergency.

Lo stesso giorno, i media riportavano la notizia di un nuovo decreto riguardante le navi ONG. Secondo il decreto, i soccorritori sarebbero obbligati a indagare la volontà delle persone soccorse di chiedere protezione internazionale. Il paese di bandiera della nave dovrebbe dunque farsi carico di loro dopo lo sbarco. Inoltre, in caso di intervento in zona SAR, i soccorritori dovrebbero immediatamente richiedere un porto di sbarco, verso il quale la nave dirigersi immediatamente dopo il soccorso..

Anche il 19 dicembre, Alarm Phone pubblicava un comunicato congiunto “Politiche mortali nel Mediterraneo: i naufragi provocati consapevolmente al largo della Tunisia devono cessare”.

Il 21 dicembre, diverse imbarcazioni giungevano autonomamente o venivano soccorse dalla Guardia Costiera italiana verso la Sicilia. Ad altre due navi di ONG veniva assegnato un porto estremamente a nord (Livorno).

Il 25 dicembre, veniva riportato un naufragio al largo delle isole Kerkennah. I corpi di cinque persone venivano ritrovati sulle coste.

Il 26 dicembre, 113 persone che avevano chiamato Alarm Phone, venivano finalmente soccorse dalla Ocean Viking.

Il 27 dicembre, un’altro grande peschereccio partito dall’est della Libia, con circa 500 persone a bordo, veniva soccorso verso la Sicilia. Crediamo si sia trattato della barca per la quale, due giorni prima, un parente aveva allertato Alarm Phone.

Il 28 dicembre, secondo la cosiddetta Guardia Costiera libica, circa 45 persone a bordo di un gommone sgonfio che avevano allertato Alarm Phone, venivano intercettate dalla nave mercantile Anwaar Libya.

Mappa che mostra la posizione dell’imbarcazione intercettata dall’Anwaar Libia. Fonte: Alarm Phone

Il 29 dicembre, Alarm Phone veniva allertato per una grande imbarcazione in pericolo al largo della Sicilia, che trasportava circa 500 persone. Ci dicevano di essere alla deriva e in mare da oltre tre giorni. Successivamente, ci riferivano di essere in prossimità di due grandi navi mercantili. Secondo il giornalista Scandura, veniva avviata una grande operazione di soccorso delle oltre 500 persone in pericolo.

Lo stesso giorno, il governo italiano emetteva il nuovo decreto, attaccando le ONG di ricerca e soccorso decree. Secondo Sea-Watch, si tratta di una richiesta di lasciare annegare le persone.

Il 30 dicembre, un’altra grande imbarcazione veniva intercettata e sequestrata al largo della costa di Bengasi, con oltre 650 persone a bordo.

Lo stesso giorno, circa 45 persone che avevano allertato Alarm Phone, venivano soccorse dalla Guardia Costiera Italiana verso la Sicilia.

Il 31 dicembre, diverse imbarcazioni sono giunte  a Lampedusa.