In lotta per la libertà di movimento dal 2014: alarm phone compie 7 anni

CommemorActions in Dakar and Palermo in September 2021. Source: Alarm Phone

Oggi commemoriamo le persone morte e di disperse del naufragio dell’11 ottobre 2013. Quel giorno, 268 persone sono morte nel Mediterraneo centrale – e nello specifico, nella zona di ricerca e soccorso maltese. 

Il peschereccio con più di 400 persone a bordo, prevalentemente siriane, era partito da Zuwara, Libia. Ha iniziato ad affondare dopo essere stato colpito dai colpi di arma da fuoco sparati da una motovedetta libica. Già molte ore prima del naufragio le persone a bordo avevano chiamato e chiesto aiuto alle autorità italiane e maltesi. Nonostante le chiamate, i soccorsi tardarono molte ore: le unità di soccorso arrivarono solo un’ora dopo il naufragio. Solo 212 persone vennero soccorse, mentre 268 morirono. Se non si fossero ritardati i soccorsi, tutte le persone a bordo sarebbero probabilmente ancora vive.

Questo accadeva appena 8 giorni dopo un altro naufragio, in cui 368 persone annegarono a poche miglia da Lampedusa, il 3 ottobre 2013.

Nonostante l’indignazione pubblica che seguí questi naufragi, il violento regime di frontiera colpevole di queste morti continua a uccidere, ed altre migliaia di persone sono state assassinate nel Mar Mediterraneo da quel giorno. La maggior parte di queste morti si sarebbe potuta evitare con l’abolizione del regime di frontiera che le ha causate.

Per questo, i naufragi dell’ottobre 2013 sono per noi uno spartiacque. Ci siamo chiest*: “Cosa sarebbe successo se l’omissione di soccorso delle autorità fosse stata monitorata in tempo reale? Cosa sarebbe successo se le persone a bordo di quelle imbarcazioni avessero potuto chiamare una linea di soccorso indipendente, attraverso la quale la loro richiesta d’aiuto fosse stata ricevuta da membri della società civile in grado di far pressione sulle autorità affinché eseguissero un soccorso tempestivo?”

Un anno dopo, l’11 ottobre 2014, abbiamo fondato Watch The Med Alarm Phone, una linea telefonica auto-organizzata, in solidarietà con coloro che attraversano il Mediterraneo e che si trovano in difficoltà in mare.  Da quel giorno, la nostra rete di attiviste e attivisti è stata operativa ininterrottamente su entrambe le sponde del Mediterraneo, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Da quel giorno abbiamo supportato persone a bordo di più di 4000 imbarcazioni in difficoltà, in tutte le regioni del mar Mediterraneo, nell’Egeo e nell’Atlantico. 

Ogni giorno, la nostra rete di attiviste e attivisti é testimone della violenza del regime di frontiera europeo, di innumerevoli casi di omissione di soccorso in mare, delle politiche degli stati membri dell’Unione Europea che lasciano morire in mare le persone. Ogni giorno condividiamo il lutto delle famiglie, delle amiche e degli amici delle persone disperse o morte in mare. Ogni giorno, le supportiamo nella ricerca dei loro cari scomparsi nell’intraprendere questi viaggi letali.

Allo stesso tempo, siamo anche testimoni della forza delle persone che attraversano il Mediterraneo e che sfidano il regime di frontiera europeo. Ascoltiamo le loro voci e il loro coraggio, quando ci chiamano dal mare. Riceviamo i messaggi delle persone che arrivano autonomamente sulle sponde europee. Le loro chiamate, le loro voci, la loro forza, sono al centro del nostro lavoro. Ci danno la forza di continuare a lottare al loro fianco.

Ogni esperienza di questi 7 anni ha rafforzato la convinzione che questa lotta é necessaria, che é necessario continuare a lottare insieme. Promettiamo che continueremo a lottare, ogni ora di ogni giorno, per la libertà di movimento per tutte e tutti, e contro il regime razzista delle frontiere d’Europa.