CommemorAction, Oujda, Marocco. Foto: Alarm Phone
Durante il fine settimana è avvenuto l’ennesimo massacro sulla rotta tunisina. Numerosi naufragi sono già stati confermati, mentre il destino di tre imbarcazioni è ancora incerto e temiamo il peggio. Alcune di queste tragedie hanno ricevuto attenzione pubblica e mediatica, mentre altre verranno ricordate solo dalle famiglie in lutto, molte delle quali non avranno mai risposte su cosa sia accaduto ai loro cari.
Di nuovo, domandiamo alle autorità europee perché abbiano lasciato che tutto questo accadesse e perché si siano rifiutate di mobilitare operazioni di ricerca e soccorso adeguate, pur consapevoli delle condizioni meteo avverse. Di nuovo, domandiamo perché sia considerato normale che le persone disperse non vengano cercate e che le loro morti siano rese invisibili. Ancora una volta chiediamo perché non ci sia alcuna richiesta di giustizia per i responsabili di queste violenze. Poniamo queste domande nella consapevolezza che tutti questi orrori e questa violenza potrebbero appartenere al passato se solo ci fosse la libertà di movimento al posto di questo regime di frontiera militarizzato e letale.
Alarm Phone è stata allertata per 12 imbarcazioni che erano partite dalla Tunisia tra il 27 e il 29 gennaio. Secondo le informazioni ricevute, tutte le imbarcazioni erano partite dalla regione di Sfax, nel tentativo di raggiungere l’Italia. A bordo vi erano cittadine e cittadini dei paesi dell’Africa centrale e occidentale. Delle 12 imbarcazioni che ci erano state segnalate, tre sono riuscite a raggiungere Lampedusa mentre quattro sono state intercettate dalla Guardia Costiera tunisina o ritornate verso la costa tunisina autonomamente a causa di problemi tecnici.
È stato devastante apprendere che una di queste imbarcazioni si è capovolta al largo della costa di Louata, nel governatorato di Sfax. Mentre 24 persone sono state soccorse dalla Guardia Costiera tunisina nella notte tra il 28 e il 29 gennaio, 13 persone sono disperse. Ci è stato inoltre riportato che, nella stessa notte, la Guardia Costiera tunisina ha intercettato un totale di 119 persone al largo delle coste di Mahdia e delle Isole Kerkennah. [1]
Il 3 febbraio, un’altra imbarcazione è stata soccorsa dalla Guardia Costiera italiana, dopo aver trascorso sei giorni in mare. Dieci persone di questa imbarcazione avrebbero perso la vita, tra cui un neonato di 4 mesi e la sua mamma.[2] Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, due persone sarebbero cadute in acqua a cause delle cattive condizioni meteo, mentre le altre sarebbero morte di ipotermia.
Il destino delle altre barche resta incerto. Secondo le informazioni raccolte da Alarm Phone, queste imbarcazioni non sarebbero state intercettate dalla Guardia Costiera tunisina, né giunte a Lampedusa. Le famiglie e gli amici non hanno mai più avuto notizie dei propri cari dopo la partenza. Viste le condizioni meteo durante lo scorso weekend lungo la rotta tunisina, con onde alte oltre un metro, temiamo il peggio.
Il 3 febbraio, la nave di soccorso Sea-Eye4 ha soccorso 32 persone da un’imbarcazione in pericolo partita dalla Tunisia. È giunta troppo tardi per due persone che hanno perso la vita durante il viaggio. Tra le vittime ci sono la mamma di un bambino, che viaggiava con suo marito.[3]
Alarm Phone ha inoltre appreso del ritrovamento di 22 corpi, avvenuto domenica 29 gennaio in due differenti aree della costa tunisina. Ci è stato poi riferito il capovolgimento di un’imbarcazione con 41 persone a bordo, tra cui 15 donne e due bimbi di 1 e 6 anni, che avrebbe causato altre 20 vittime.[4] Questa imbarcazione non era tra quelle per le quali era stata allertata Alarm Phone. Possiamo dunque immaginare che il numero di persone morte o scomparse sia ancor più alto.
Ancora una volta, proviamo enorme tristezza e rabbia per queste morti e scomparse. I decessi e le scomparse continuano ad aumentare lungo la rotta tunisina. Secondo le statistiche prodotte dal Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali (FTDES), almeno 581 persone hanno perso la vita lungo questa rotta nel 2022.
Rivolgiamo i nostri pensieri alle famiglie e alle persone care delle vittime di questo regime confinario assassino. In questo giorno di Commemorazioni transnazionali, in occasione del 6 febbraio, riaffermiamo con forza questa promessa:
«Non dimenticheremo le persone che hanno perso la vita o che sono disperse e continueremo a lottare contro i regimi confinari letali. Forniremo degli spazi di commemorazione e costruiremo collettivamente qualcosa a partire dal nostro lutto. Non saremo sole e soli e non molleremo mai. Continueremo a combattere per la libertà di movimento e la dignita umana per tutte e tutti, nella nostra vita quotidiana.»[5]
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[1] https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/01/30/migranti-naufragio-in-tunisia-si-cercano-13-dispersi_39b23993-03e2-45dc-bfe2-1f19a2f41fe1.html
[2] https://www.reuters.com/world/europe/eight-migrants-found-dead-ship-off-lampedusa-coast-italian-media-2023-02-03/
[3] https://sea-eye.org/en/tragic-operation-in-the-mediterranean/
[4] https://www.facebook.com/profile.php?id=100089642251884&mibextid=ZbWKwL
[5] 2020 call out for a global day of CommemorAction: https://missingattheborders.org