“Sono fuggiti da guerre e prigioni in Siria e ora, purtroppo, sono stati riportati in Libia”. (Un parente delle persone a bordo, che ha raccontato la cattura ad Alarm Phone)
Nel pomeriggio del 23 maggio 2023, la rete Alarm Phone è stata contattata da un gruppo di persone in pericolo, fuggite da Tobruk in Libia. Tra le circa 500 persone c’erano persone provenienti da Siria, Egitto, Bangladesh e Pakistan, oltre a 55 bambini e 45 donne. Il motore del peschereccio a doppio ponte aveva smesso di funzionare e l’imbarcazione era alla deriva. La posizione GPS che hanno condiviso li indicava a più di 30 miglia nautiche all’interno della zona di ricerca e soccorso (SAR) maltese, dove le autorità di Malta hanno la responsabilità di coordinare le operazioni di soccorso.
Meno di un’ora dopo la prima chiamata delle persone in pericolo, Alarm Phone ha allertato l’RCC di Malta e l’MRCC di Roma in Italia, così come diverse navi della flotta civile, che erano operative al largo delle coste della Libia occidentale. Nelle ore successive, la situazione delle 500 persone in pericolo è ulteriormente peggiorata: nell’imbarcazione entrava sempre più acqua e quelle che si trovavano sul ponte inferiore sono dovute fuggire sul ponte superiore, come hanno riferito ad Alarm Phone. Diverse navi mercantili sono transitate in lontananza e non si sono fermate a intervenire per soccorrere le persone in difficoltà. A un certo punto della notte tra il 23 e il 24 maggio, le persone a bordo hanno riferito ad Alarm Phone che una nave mercantile era quasi entrata in collisione con loro. Questi fatti dimostrano che RCC Malta non ha informato le navi presenti in zona della barca alla deriva, con 500 persone in pericolo.
Per tutta la notte, Alarm Phone è rimasta in continuo contatto con il gruppo. L’ultima volta che Alarm Phone è riuscita a parlare con le persone a bordo è stato alle ore 6:20 CEST del 24 maggio. Le persone hanno riferito una situazione invariata, con l’imbarcazione ancora alla deriva. L’autorità responsabile della zona di ricerca e soccorso maltese – RCC Malta – ha continuato a non rispondere alle richieste di aiuto. Alle 11:44 CEST, come indicato dal credito telefonico satellitare monitorato da Alarm Phone, i naufraghi hanno usato il loro telefono satellitare per effettuare un’ultima chiamata – ma non è chiaro a chi si siano rivolti. In seguito, né i parenti e gli amici delle persone a bordo che avevano contattato Alarm Phone, né Alarm Phone stessa sono stati in grado di riconnettersi con le persone in pericolo. Nelle ore successive, sempre più persone hanno iniziato a contattare Alarm Phone, chiedendo informazioni sulla sorte dei loro cari.
Alle 13:45 CEST l’aereo Seabird 2 della Sea-Watch è arrivato nell’area dell’ultima posizione nota e ha cercato la barca in difficoltà. L’equipaggio non è riuscito a individuare il grande peschereccio con circa 500 persone a bordo. Come è potuto scomparire nel nulla un gruppo così numeroso a bordo di un peschereccio?
Nella notte tra il 24 e il 25 maggio, la nave Life Support della ong Emergency e altre navi della flotta civile hanno raggiunto l’area e hanno iniziato a cercare l’imbarcazione scomparsa, proseguendo per tutto il giorno successivo. Nessuna nave militare governativa ha contribuito alle ricerche. Le autorità hanno invece mantenuto il silenzio sulla sorte del gruppo. Il 25 maggio, l’aereo Seabird 2 ha cercato nuovamente l’imbarcazione scomparsa, coprendo un’area di ricerca più ampia rispetto al giorno precedente. Nel frattempo, le capacità delle navi delle ong avrebbero potuto essere utilizzate per soccorrere vite umane altrove, invece di essere sprecate in una ricerca che si sapeva già essere inutile.
Alarm Phone, Emergency e le altre organizzazioni del soccorso civile hanno ripetutamente contattato le autorità italiane e maltesi per chiedere informazioni sulla sorte dell’imbarcazione scomparsa. Il timore che le 500 persone potessero essere state intercettate e rimpatriate con la forza in Libia ha cominciato a crescere. Questi timori sono stati confermati la mattina del giorno successivo: le 500 persone non erano state soccorse! Al contrario, erano state trainate a rimorchio – per oltre 160 miglia nautiche, ovvero più 300 kilometri – fino al porto libico di Bengasi. Un respingimento illegale, una vera e propria deportazione, coordinata da RCC Malta. Secondo i parenti, le 500 persone sono state condotte in una prigione di Bengasi.
Invece di soccorrere, e sbarcare in un luogo sicuro, le persone che hanno cercato di fuggire dalle violenze estreme che subiscono i migranti in Libia, l’autorità di uno Stato membro dell’Unione Europea – ovvero RCC Malta – ha deciso di organizzare per procura un respingimento collettivo in mare, costringendo 500 persone ad attraversare oltre 300 km per arrivare in una prigione libica. Inoltre, essendo la sistematica omissione di assistenza in mare da parte di Malta, all’interno della zona SAR di propria competenza, nota da tempo, le autorità italiane avrebbero dovuto mobilitare i soccorsi per proteggere 500 vite e garantire il loro sbarco in un luogo sicuro.
Chiediamo risposte:
- Perché RCC Malta non ha coordinato il soccorso di questa imbarcazione in pericolo come autorità responsabile nella zona SAR maltese, organizzando invece un respingimento per procura? Perché le Forze Armate di Malta non sono state inviate immediatamente ad assistere l’imbarcazione in pericolo, mettendo così a rischio 500 vite? Perché RCC di Malta non ha ordinato a nessuna delle numerose navi mercantili presenti nelle vicinanze di assistere l’imbarcazione in pericolo?
- Consapevole delle politiche e delle prassi di Malta, di non prestare sistematicamente soccorso e, informato del caso di pericolo, perché il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano non ha inviato mezzi di soccorso adeguati per assistere l’imbarcazione in pericolo?
- L’aereo “Seagull” dell’operazione europea EUNAVFOR MED Irini volava nell’area dell’ultima posizione nota dell’imbarcazione in pericolo tra le 13:31 e le 14:12 CEST del 24 maggio, lo stesso momento in cui si è perso il contatto con le persone a bordo dell’imbarcazione alla deriva. Anche la nave militare tedesca “FGS Bonn” dell’operazione EUNAVFOR MED Iri si trovava a soli 100 km dall’imbarcazione in difficoltà. Perché non hanno soccorso le persone in pericolo?
- Qual è la vera identità dell’imbarcazione libica, e del suo equipaggio che ha effettuato il respingimento? L’equipaggio dell’imbarcazione che ha sequestrato il gruppo di persone in pericolo, sotto il coordinamento di RCC Malta, ha mentito alle persone dichiarando che le avrebbe soccorse e portate in Europa?
- Che ruolo ha avuto la nave TAREQ BIN ZEYAD (IMO 9889930), che è stata rintracciata in posizione 34°51 N – 019°46 E alle ore 6:10 CEST del 24 maggio, vicino alla barca alla deriva, e il cui tracciato è poco dopo scomparso? La TAREQ BIN ZEYAD è normalmente in servizio solo nell’area del porto di Bengasi. Questa nave prende il nome da una nota milizia libica che opera in quella zona ed è nota per aver commesso numerosi crimini di guerra e violazioni dei diritti umani
Chiediamo:
- All’RCC maltese di adempiere ai suoi doveri di diritto marittimo internazionale e di assicurare che le persone in pericolo in mare siano soccorse con il successivo sbarco in un luogo sicuro in Europa;
- Agli attori statali europei, compresi i centri di coordinamento dei soccorsi e l’EUNAVFOR MED Irini, di condividere tutte le informazioni rilevanti sui casi di pericolo con gli attori civili per garantire che le persone in pericolo in mare siano soccorse senza alcun ritardo;
- Alle autorità maltesi e italiane, di comunicare in modo trasparente tutte le informazioni in loro possesso sia sull’imbarcazione in difficoltà, sia sull’unità non identificata che ha effettuato il respingimento illegale, sia sulla nave TAREQ BIN ZEYAD, e su quale sia stato il coinvolgimento degli RCC maltese e italiano nel respingimento forzato delle 500 persone in