Ritardo fatale: 30 persone hanno perso la vita a causa della mancata assistenza europea

Foto: sea-watch.org, Christian Gohdes

Sabato 11 marzo, appena due settimane dopo la morte di 100 persone in un naufragio al largo delle coste italiane, le autorità italiane e maltesi hanno nuovamente abbandonato delle vite alla deriva in mare. Questa volta, la loro politica di non assistenza, e l’aver atteso troppo a lungo l’intervento della cosiddetta Guardia Costiera libica, ha causato la morte di 30 persone. L’imbarcazione alla deriva, che aveva a bordo 47 persone, si è trovata in distress in acque internazionali all’interno della contesa zona di ricerca e salvataggio (SAR) della Libia. Delle 47 persone a bordo, solo 17 sono sopravvissute grazie all’intervento di una nave mercantile. Le 30 persone morte avrebbero potuto essere salvate, se le autorità italiane e maltesi avessero coordinato per tempo un’operazione di soccorso.

Queste morti non sono il risultato di un incidente; sono la conseguenza di scelte politiche deliberate. Le autorità italiane e maltesi sarebbero potute intervenire immediatamente; invece, hanno scelto di aspettare troppo a lungo e hanno individuato nella cosiddetta Guardia Costiera libica l’autorità responsabile e “competente”, perdendo così il tempo necessario per soccorrere tutti coloro che rischiavano la vita in mare.

Nella notte tra venerdì e sabato alle 2:28 CET dell’11 marzo, Alarm Phone ha informato le autorità italiane, maltesi e libiche della situazione di emergenza (vedi sotto la cronologia). La petroliera “AMAX AVENUE” e, successivamente, il mercantile “GAMMA STAR” erano in prossimità dell’imbarcazione in difficoltà, ma hanno proseguito la loro rotta senza prestare soccorso. Diverse ore dopo, un’altra nave mercantile, la BASILIS L, si è finalmente diretta verso la posizione dell’imbarcazione in pericolo. In attesa di una nave meglio equipaggiata per un’operazione di salvataggio, il mercantile ha monitorato la barca in distress. Nel frattempo, le autorità italiane e maltesi hanno deciso di attendere, invano, che la cosiddetta Guardia Costiera libica inviasse le sue motovedette, con l’obiettivo di riportare illegalmente i naufraghi in Libia.

Nonostante le condizioni del mare estremamente critiche e lo stato disperato dell’imbarcazione, né l’MRCC italiano, l’RCC maltese, né il JRCC libico hanno mobilitato le proprie risorse per un’operazione di salvataggio per oltre 30 ore dal primo allarme lanciato da Alarm Phone. Non hanno proceduto immediatamente a coordinare i soccorsi avvalendosi di assetti mercantili presenti nell’area, sebbene l’MRCC di Roma avesse già coordinato diverse operazioni di questo tipo al di fuori della sua area SAR.[1] Inoltre, il naufragio è avvenuto in acque internazionali, al di fuori delle acque territoriali libiche. La barca in difficoltà si trovava all’interno dell’area di operazioni della missione EUNAVFORMED IRINI e della missione italiana “Mare Sicuro”, con navi militari italiane ed europee costantemente presenti che tuttavia non sono intervenute a soccorre l’imbarcazione in pericolo.

Nessuno di questi attori ha risposto al mayday inviato da Seabird 2, il velivolo da ricognizione di Sea-Watch, né è stato coinvolto nelle operazioni di soccorso da parte dei ben informati RCC italiani o maltesi. Dopo ore di inutile attesa, le autorità italiane, che abitualmente ostacolano le operazioni di soccorso delle Ong, hanno invece delegato tale difficile compito a delle navi mercantili non attrezzate per questo tipo di operazioni.

Ritardare i soccorsi e delegarli a navi mercantili non equipaggiate per il soccorso in mare, fa parte di una strategia politica che finisce per consegnare le persone nelle mani delle milizie libiche o per abbandonarle in mare. La responsabilità primaria della scomparsa di queste 30 persone, così come per tutti coloro che sono morti o dichiarati dispersi sui confini marittimi dell’Europa, è italiana, maltese, e di tutti gli Stati Membri dell’UE, così come delle istituzioni dell’Unione Europea.

Come Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch, denunciamo le politiche di esternalizzazione delle frontiere degli Stati membri europei, in primis Italia e Malta, e la delega di compiti di polizia alla Libia. Queste sono state tra le cause strutturali che hanno portato alla morte delle 30 persone in pericolo, oltre a migliaia di altre prima di loro.

Le autorità italiane e maltesi devono cessare di affidare la responsabilità dei casi di soccorso nel Mediterraneo Centrale alla cosiddetta Guardia costiera libica, che ha un record spaventoso di violazioni dei diritti umani e ha, negli ultimi anni, rimpatriato con la forza in Libia oltre 100.000 persone in condizioni disumane. Inoltre, la contestata zona di ricerca e soccorso libica (SAR) non può essere considerata di esclusiva competenza delle autorità libiche. In conclusione, è necessario che le autorità italiane e maltesi smettano di affidarsi alle sole navi mercantili per adempiere al loro dovere di soccorso.

Molte domande rimangono senza risposta: perché le autorità italiane e maltesi e EUNAVFOR MED Irini non sono intervenute direttamente per soccorrere le persone in pericolo? Perché nessuna risorsa EUNAVFOR MED ha risposto al Mayday di Seabird 2? Tutte queste autorità devono essere ritenute responsabili del loro ruolo in questo caso e del loro mancato intervento.

Chiediamo che l’Unione Europea e i suoi paesi membri assicurino rotte sicure e legali verso l’Europa e si impegnino in operazioni coordinate di ricerca e soccorso, invece di finanziare ed equipaggiare la cosiddetta Guardia costiera libica, avvallando operazioni di respingimento illegali secondo il diritto internazionale.

RICOSTRUZIONE DEGLI EVENTI

(CET = Central European Time – ora locale italiana)

Sabato 11 marzo

01:32h CET: Nella notte, Alarm Phone riceve la prima chiamata dalle persone in pericolo. Le persone gridano ripetutamente “per favore, aiutateci”, ma non riescono a condividere una esatta posizione GPS.

01:38 CET: Alarm Phone riceve una prima posizione GPS (N 33 55, E 018 27), ma la linea cade. Alarm Phone cerca di confermare la posizione tentando ripetutamente di raggiungere l’imbarcazione in difficoltà.

02:09 CET: Alarm Phone raggiunge nuovamente l’imbarcazione. La posizione (N 33 56, E 018 28) indica che l’imbarcazione è alla deriva. La comunicazione con le persone in pericolo è estremamente difficile a causa del forte vento.

02:28 CET: Alarm Phone invia la prima e-mail al Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo (ITMRCC), all’RCC Malta e al Centro unificato di coordinamento del soccorso libico (JRCC Libya) per informarli della situazione di pericolo.

03:10 CET: Mentre la petroliera AMAX AVENUE (IMO: 9419450) si sta avvicinando all’area di pericolo, Alarm Phone invia un’e-mail alle autorità per sollecitare un loro intervento e alle

3:28h CET: contatta via mail e telefonicamente le compagnie assicurative e l’armatore della petroliera.

09:50 CET: La petroliera AMAX AVENUE non modifica la propria rotta per arrivare sulla scena dell’imbarcazione in pericolo, il mercantile GAMMA STAR (IMO: 7703259) è invece in prossimità. Alarm Phone aggiorna le autorità per informarle rispetto agli assetti nell’aerea e la possibilità di coordinare un’operazione di soccorso.

09:53 CET: Raggiunte telefonicamente da Alarm Phone le persone in pericolo riferiscono di aver lasciato Tobruk 2 giorni fa. La persona al telefono sta piangendo, così come molti altri a bordo, come si sente in sottofondo. Le persone riferiscono di non avere più cibo né acqua e chiedono ripetutamente di essere soccorse. Nelle ore successive, Alarm Phone è in costante contatto con le persone a bordo della barca. Le persone a bordo sono terrorizzate e chiedono aiuto. Riferiscono di aver finito il carburante e che la barca è danneggiata. Tutte le posizioni GPS confermano che l’imbarcazione è alla deriva. Alarm Phone informa continuamente tutte le autorità sulla situazione di pericolo, inviando e-mail e chiamando ITMRCC, RCC Malta e JRCC Libia (questo comprende anche ripetuti tentativi di contattare la cosiddetta Guardia costiera libica sui molti numeri di telefono disponibili).

10:32 CET: L’aereo di monitoraggio Seabird di Sea-Watch avvista l’imbarcazione in difficoltà nella cosiddetta zona di ricerca e salvataggio (SAR) libica.

10:34 CET: Seabird invia un “Mayday Relay” via radio (una procedura di emergenza che fornisce informazioni su un’imbarcazione in pericolo via radio marittima o aerea, chiedendo a qualsiasi imbarcazione nelle vicinanze di prestare assistenza).

10:37 CET: La nave mercantile BASILIS L (IMO: 9290505), battente bandiera delle Isole Marshall, risponde al Mayday Relay. La nave comunica di trovarsi a 15 miglia nautiche (le miglia nautiche sono l’unità di misura utilizzata in mare: 1 miglio nautico equivale a 1.852 chilometri) dal caso di soccorso e di essere diretta lì.

11:18 CET: L’equipaggio di terra di Seabird invia una e-mail alle autorità italiane, maltesi e libiche, con il mercantile BASILIS L in copia, per informarle dell’imbarcazione in difficoltà.

11:27 CET: L’equipaggio di terra di Seabird chiama l’ITMRCC. L’ITMRCC conferma di aver ricevuto l’e-mail. Dopo aver sottolineato l’urgenza del caso e chiesto quali fossero le loro intenzioni, l’ufficiale italiano rimanda alle autorità libiche e riaggancia.

11:30 CET: In una telefonata con il mercantile BASILIS L, Alarm Phone apprende che l’imbarcazione ha ricevuto l’ordine dalle autorità libiche di monitorare la situazione fino all’arrivo della cosiddetta Guardia costiera libica che avrebbe riportato le persone in Libia.

11:31 CET: Seabird chiama via radio il mercantile BASILIS L, chiedendo la posizione GPS aggiornata dell’imbarcazione alla deriva. La nave risponde che è in contatto con la cosiddetta Guardia costiera libica, e allo stesso tempo sta seguendo le istruzioni dell’ITMRCC. La cosiddetta Guardia costiera libica ha fornito al mercantile BASILIS L le coordinate verso cui dirigersi.

12:10 CET: L’equipaggio di terra della Seabird chiama il JRCC Libia: le autorità libiche sono al corrente del caso di soccorso e dicono di aver trasmesso le informazioni al centro operativo di Bengasi. L’equipaggio di terra di Seabird chiede allora se Bengasi stia lanciando un’operazione di soccorso, ma le autorità libiche rispondono che al momento non lo stanno facendo.

12:11 CET: L’equipaggio di terra della Seabird invia un’e-mail alla nave mercantile BASILIS L, ricordando il dovere di prestare assistenza e inviando il kit di informazioni per il salvataggio predisposte da Sea-Watch.

12:12 CET: L’equipaggio di Seabird chiama il mercantile BASILIS L, ricordandogli lo stato dell’imbarcazione in difficoltà e il suo dovere di soccorso.

12:15 CET: Alarm Phone cerca di contattare il mercantile BASILIS L.

12:30 CET: La nave mercantile BASILIS L sta valutando la situazione e monitorando l’imbarcazione in difficoltà.

12:39 CET: La nave mercantile BASILIS L si trova a 0,8 miglia nautiche dalle persone in difficoltà.

12:50 CET: L’equipaggio di Seabird chiama la BASILIS L per informarla che, in base alle informazioni ricevute da terra, la cosiddetta Guardia Costiera libica non sta attualmente predisbonendo nessuna operazione di soccorso. Il mercantile risponde che sta seguendo le istruzioni impartite dalla JRCC, il quale aveva assicurato l’invio di una motovedetta. A causa delle condizioni meteomarine avverse, il mercantile non può soccorrere l’imbarcazione in pericolo in sicurezza.

13:12 CET: L’equipaggio di terra di Seabird chiama la JRCC Libia: JRCC ha ricevuto solo l’istruzione di fornire riparo all’imbarcazione in difficoltà e nessuna istruzione rispetto al lancio di un’operazione di soccorso. Il JRCC Libia vuole inviare una nave da Bengasi per il soccorso e aggiunge: “Se la nave mercantile vuole soccorrere, deve procedere”.

13:25 CET: L’equipaggio di Seabird trasmette queste informazioni dal JRCC a BASILIS L.

13:26 CET: Seabird lascia la scena.

14:33 CET: L’equipaggio di terra della Seabird invia un’e-mail di aggiornamento alla nave mercantile BASILIS L.

14:50 CET: L’equipaggio di terra del Seabird invia una mail di aggiornamento alle autorità italiane, maltesi e libiche.

15:29 CET: L’equipaggio di terra di Seabird cerca di contattare le autorità di Bengasi, ma non risponde nessuno.

16:35 CET: Alarm Phone, dopo aver cercato  di contattare la cosiddetta Guardia costiera libica su diversi numeri di telefono, senza ricevere risposta, raggiunge finalmente un numero di telefono della cosiddetta Guardia costiera libica a Tripoli. L’ufficiale libico dice di aver detto al mercantile di soccorrere l’imbarcazione alle 13:30 CET e di non avere navi disponibili, né a Bengasi né a Tripoli, quindi non avrebbero effettuato il salvataggio.

16:51 CET: L’equipaggio di terra della Seabird chiama il JRCC Libia: l’ufficiale dice che non c’è nessuna nave disponibile da inviare da Bengasi – ci sono solo motovedette disponibili nella Libia occidentale.

17:06 CET: L’equipaggio di terra della Seabird chiama l’ITMRCC e comunica all’MRCC di Roma che il JRCC libico li ha informati dell’impossibilità di inviare un mezzo di soccorso. L’equipaggio di terra di Seabird chiede chi sarà il coordinatore, dato che il JRCC non è in grado di rispondere o coordinare questo caso di soccorso. L’ufficiale italiano cambia discorso.

18:20 CET: L’equipaggio di terra di Seabird chiama RCC Malta, l’ufficiale riaggancia.

18:44 CET: Alarm Phone apprende dalla cosiddetta Guardia costiera libica che è in contatto con un mercantile e che l’ITMRCC assume il coordinamento dell’operazione.

19:59 CET: La cosiddetta Guardia costiera libica conferma nuovamente ad Alarm Phone che l’ITMRCC assume il coordinamento dell’operazione perché le autorità libiche non sono in grado di inviare una nave.

Domenica 12 marzo

06:50 CET: Dopo essere stati in contatto con le persone in pericolo per tutta la notte, Alarm Phone riceve nuovamente una chiamata dalle persone a bordo: riferiscono che sono molto esauste: sono tre giorni che si trovano in mare senza nessun aiuto. Molti di loro piangono.

07:20 CET: Alarm Phone riceve una chiamata dall’imbarcazione in difficoltà, ma non è possibile comunicare. Questo è l’ultimo contatto con le persone in difficoltà. Successivamente Alarm Phone contatta invano le navi BASILIS L, ATLANTIC NORTH (IMO: 9236597) e KINLING (IMO: 9893814), visibili su AIS vicino all’ultima posizione nota dell’imbarcazione.

14:35 CET: Alarm Phone apprende che il mercantile FROLAND (IMO: 9505584) ha preso a bordo 17 persone dopo che l’imbarcazione in difficoltà si è ribaltata in mattinata. Non si sa se altre navi mercantili abbiano salvato altre persone.

16:23 CET: Anche la nave mercantile MEDKON SAMSUN si sta dirigendo verso l’imbarcazione in difficoltà, con destinazione Misrata.

Lunedì 13 marzo

07:31 CET: L’ITMRCC invia un messaggio Inmarsat per chiedere a tutte le navi che si trovano nell’area di soccorso di fare attenzione alle 30 persone disperse

14 marzo 2023

 

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[1] Esempi di casi simili: operazioni di soccorso da parte di navi mercantili in area SAR (Search and Rescue) libica avvenute sotto il coordinamento dall’MRCC di Roma: