I naufragi di novembre - Centinaia di morti visibili e invisibili nel Mediterraneo centrale

Grazie agli amici di Mediterranea per la traduzione dall’inglese.

Photo: Alarm Phone

“Le onde erano grandi. Più tempo passava, più persone annegavano, 4 persone, 2 persone, 3 persone.

(Testimonianza di un sopravvissuto)

 

A metà novembre, il mondo ha gridato ad alta voce per la morte violenta del bambino di 6 mesi Yusuf, morto a bordo della nave di soccorso Open Arms, dopo che il gommone su cui stava attraversando il Mediterraneo centrale si era capovolto. Il suo destino è stato crudele ma non unico. Solo dal 1 novembre, sono state segnalate ad Alarm Phone 132 morti solo sulla rotta del Mediterraneo centrale. Tutte queste morti sono il risultato di naufragi, molti dei quali avrebbero potuto essere evitati se solo le autorità avessero risposto adeguatamente alle richieste di soccorso.

Come al solito, la cosiddetta Guardia Costiera libica non è disponibile in tempo o non lo è affatto quando si tratta di soccorrere persone in difficoltà. Sono veloci, tuttavia, nell’intercettare le barche dei migranti che tentano di raggiungere l’Europa. Allo stesso tempo, gli Stati membri dell’UE, non solo forniscono fondi e risorse alla cosiddetta Guardia Costiera libica per catturare persone o lasciarle morire, ma impediscono anche alle navi di soccorso civile di condurre operazioni di ricerca e soccorso. A novembre solamente la Open Arms è riuscita ad essere in mare – anche se solo per pochi giorni: la sua sola presenza, purtroppo, non ha potuto evitare alcuni naufragi, ma è riuscita a prevenire il peggio.

Durante il periodo di bel tempo di metà novembre, centinaia di persone su molte imbarcazioni precarie hanno tentato di fuggire dalla Libia, e molte di queste hanno chiamato Alarm Phone quando erano in pericolo in mare. In tutti questi casi, Open Arms è stata l’unica risorsa di soccorso a rispondere alle nostre chiamate di soccorso. Il 10 novembre, 88 persone in pericolo su un gommone bianco hanno chiamato Alarm Phone da acque internazionali. Open Arms è riuscita a raggiungere queste persone poco prima che accadesse una tragedia: come dimostrano le drammatiche foto scattate dall’equipaggio di Open Arms, la prua del gommone era già completamente sgonfia e la barca stava quasi per affondare. Se la Open Arms non fosse stata in mare, 88 persone sarebbero probabilmente annegate senza lasciare traccia.

Lo stesso giorno, il 10 novembre, Alarm Phone è stato chiamato da altre due imbarcazioni in pericolo al largo della costa libica, a poche miglia l’una dall’altra: circa 110 persone su un gommone nero e 20 persone su una barca in vetroresina nera stavano chiedendo aiuto. Nessuna autorità ha risposto alle nostre chiamate di emergenza. Solo Open Arms ha risposto alle nostre chiamate e ha cercato le due barche. Purtroppo Alarm Phone ha perso il contatto dopo le ultime disperate telefonate, è scesa la notte e Open Arms non è riuscita a trovare nessuna delle due barche in pericolo.

La mattina dell’11 novembre, durante il loro volo di sorveglianza di routine, un aereo Frontex ha avvistato il gommone nero, quello con le 110 persone in pericolo. Durante la notte, la barca alla deriva si era spostata di parecchie miglia a sud-ovest. Frontex ha informato Open Arms, che distava solo 20 miglia, ma era troppo tardi: dopo aver raggiunto le persone in difficoltà e distribuito i giubbotti di salvataggio a tutti, Open Arms ha dovuto assistere come il gommone si rompesse in vari pezzi e come le 110 persone cadessero in mare. 6 persone, compreso Yusuf di 6 mesi, non sono sopravvissute alla tragedia. Mentre Open Arms stava cercando e salvando le 110 persone a bordo del gommone nero, l’altra barca in vetroresina con 20 persone a bordo è stata lasciata incustodita, alla deriva in mezzo al mare senza che nessuna autorità o risorsa di salvataggio fossero alla loro ricerca.

Le 20 persone avevano allertato Alarm Phone la mattina del 10 novembre, informandoci che il motore non funzionava bene. Dopo aver ricevuto la prima posizione GPS, abbiamo allertato tutte le autorità – ma nessuna di loro ha risposto. Queste persone erano fuggite dalla Libia la notte precedente, dalla regione di Sayad. Più tardi la situazione a bordo è deteriorata e la barca è andata alla deriva.

Siamo riusciti ad ottenerne un’ultima posizione GPS la sera del 10 novembre, e l’abbiamo trasmessa alle autorità e ad Open Arms. che peró non è riuscita a trovarla. Il nostro ultimo contatto con la barca è avvenuto la prima mattina dell’11 novembre, quando le persone avevano già trascorso 24 ore alla deriva in mare. Invano Alarm Phone ha chiesto più volte alle autorità e a Frontex un’operazione di ricerca e soccorso.

Dopo l’ultima telefonata alle 7:44 del mattino, non siamo piú riusciti a ripristinare il collegamento con le persone in difficoltà e, insieme ai loro parenti preoccupati, siamo rimasti a chiederci cosa fosse loro successo: erano ancora vivi e in attesa di soccorso? Erano stati intercettati? O era successo il peggio?

Solo 2 giorni dopo un sopravvissuto ci ha contattato: ci ha raccontato di essersi salvato insieme ad altri 2 uomini in seguito ad un terribile naufragio dopo che la barca in vetroresina si era rovesciata nel pomeriggio dell’11 novembre. Alcuni pescatori sono riusciti a salvare 3 persone sulle 20 che erano a bordo, e a portarle a Zawiya. Al telefono la cosiddetta Guardia Costiera libica ci ha detto di aver inviato un’imbarcazione – tuttavia più di 24 ore dopo il nostro primo allarme: troppo tardi per 17 vite umane perse in mare nel frattempo. Come uno dei sopravvissuti ci ha detto al telefono:

“Le onde erano alte. Più tempo passava, più persone affogavano, 4 persone, 2 persone, 3 persone. Sono rimasto solo. Urlavo, urlavo molto. Quando stavo per arrendermi ho visto spuntare una barca di pescatori. Mi hanno sentito e mi hanno salvato. Pensavo di essere l’unico sopravvissuto. Ho chiesto al pescatore di guardarsi attorno per trovare altre persone. Ne abbiamo trovate altre due. Avevamo un telefono Thuraya, hanno chiamato i soccorsi e parlavano inglese. C’erano persino degli aerei che volavano sopra di noi. Non ci hanno soccorso. Non dimenticherò mai quello che mi è successo… per favore, aiutatemi più che potete”.

(La testimonianza di un sopravvissuto)

Tragicamente, questo non è stato l’unico naufragio di quel funesto 11 novembre: lo stesso giorno se ne è verificato un altro non lontano dalla barca in vetroresina con cui eravamo in contatto: una barca di legno con 23 persone a bordo si è capovolta al largo di Zawiya. Anche in questo caso, solo tre persone sono sopravvissute. Ancora una volta, tre donne sono sopravvissute solo grazie all’aiuto di pescatori che per caso le hanno trovate in mare.

Proprio il giorno precedente, martedì 10 novembre, l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni ha riferito che 13 persone, tra cui un bambino, erano annegate quando la loro barca si è capovolta al largo della costa libica e circa 11 persone erano sopravvissute. Sfortunatamente, queste persone in pericolo in mare non avevano contattato Alarm Phone.

Giovedì 12 novembre, mentre il mondo piangeva la morte di Yusuf e guardava i video sconcertanti condivisi da Open Arms, decine di cadaveri trascinati dalle onde sono arrivati sulle coste libiche. Almeno altre 74 persone erano morte in un altro tremendo naufragio, questa volta al largo di Khoms, e -ancora una volta-  47 persone di sono salvate non certo grazie agli sforzi delle autoritá, ma grazie al coraggioso intervento dei pescatori locali. L’immagine del corpo di un neonato rigettato dalle onde sulla riva libica è circolata sui social media. Il bambino sembra avere più o meno la stessa età di Yusuf, ma in questo caso non c’è stata alcuna ondata di indignazione pubblica, nessuno ha preteso delle risposte. Il corpo e il nome di questo bambino, insieme alle centinaia di persone morte in soli 4 giorni nel Mediterraneo centrale, rimarranno invisibili e saranno presto dimenticati, in piena coerenza con l’ipocrisia dell’ Europa.

Morire in mare è tragico. Ma niente è più tragico della consapevolezza che le persone potevano essere salvate e che si è deliberatamente tentato di lasciarle morire. Non è il mare ad uccidere le persone, è il violento regime di frontiere che criminalizza le migrazioni, ostacola i soccorsi e decide di lasciarle morire. Non è il mare che uccide le persone: è l’Europa insieme a coloro che vogliono che rimanga una fortezza.

TIMELINE

(tutti gli orari indicati sono CET)

Martedì 10 novembre 2020

08:04 Alarm Phone è stato contattato da 20 persone in difficoltà su una barca nera in vetroresina.

08:41 Alarm Phone è in grado di ricevere una prima posizione della barca: 33°39, 12°44.

09:06 Le persone danno una seconda posizione: 33°38, 012°43.

09:56 Alarm Phone avvisa le autorità via e-mail.

10:52 Alarm Phone contatta le persone in difficoltà: L’acqua è entrata nella barca. Le persone danno una nuova posizione, forse sbagliata: 33°32, 13°06.

11:28 Alarm Phone aggiorna le autorità con la nuova posizione GPS.

12:02 Alarm Phone contatta le persone in difficoltà, ma non è in grado di ricevere una nuova posizione.

13:08 Le persone in difficoltà chiamano di nuovo: sono alla deriva.

13:17 Telefono di allarme riceve una nuova posizione: 33°32, 12°42.

15-16:00  People report later that they saw a small white airplane.

18:30 Alarm Phone receives a new position at 33°29, 12°41.

18:50 Alarm Phone informs authorities again about the situation.

19:28  The people call again for help. Alarm Phone  has to explain that they have to be patient, authorities are informed, they should stay calm.

19:35 The person on the phone is desperate and tired. The engine is still not working. Alarm Phone receives the same position as an hour before.

20:37 Email from Open Arms informing that they are able to give assistance to the 20 people in distress.

21:49 People call and ask for help. Alarm Phone informs them that authorities are alerted.

23:19 People call again and say, they are not ok. The shift tells them, they have to wait, the coastguards are informed.

15-16:00 Più tardi le persone riferiscono di aver visto un piccolo aereo bianco.

18:30 Alarm Phone riceve una nuova posizione a 33°29, 12°41.

18:50 Alarm Phone informa nuovamente le autorità sulla situazione.

19:28 Le persone a bordo chiamano di nuovo per chiedere aiuto. Alarm Phone spiega loro che devono essere pazienti, che le autorità sono informate, che devono restare calme.

19:35 La persona al telefono è disperata e stanca. Il motore continua a non funzionare. Alarm Phone riceve la stessa posizione di un’ora prima.

20:37 In una email Open Arms informa che sono in grado di dare assistenza alle 20 persone in difficoltà.

21:49 Le persone chiamano e chiedono aiuto. Alarm Phone le informa che le autorità sono state allertate.

23:19 Le persone chiamano di nuovo e dicono che non stanno bene. The shift dice loro che devono aspettare, che la guardia costiera è stata informata.

 

Mercoledì 11 novembre 2020

02:30 Open Arms informa via e-mail che stanno ancora cercando le 20 persone e il gommone nero con 110 persone.

07:44 Le 20 persone chiamano di nuovo Alarm Phone, ma senza fornire una nuova posizione. È l’ultimo segno di vita da parte loro.

08:43 Alarm Phone aggiorna le autorità e Open Arms sul recente contatto e sul fatto che le persone siano ancora in mare.

08:46 Alarm Phone chiama le persone a bordo, ma non riesce a prendere la linea: “il numero Thuraya che avete composto non è al momento raggiungibile”.

09:17 Alarm Phone riceve un’e-mail da Open Arms che risponde a un allarme di Frontex per l’avvistamento di un gommone in pericolo.

Alarm Phone cerca di contattare le persone in pericolo per ottenere la posizione GPS corrente, ma invano.

13:09 Alarm Phone chiede via e-mail alle autorità, compresa Frontex, di chiedere un’operazione di ricerca e salvataggio con mezzi aerei. Non riceviamo risposta.

15:00 la cosiddetta Guardia Costiera Libica ci ha detto più tardi di aver inviato una nave a quest’ora (vedi sotto)

17:00 un sopravvissuto riferisce che a quest’ora la barca ha iniziato ad affondare.

17:35 Alarm Phone chiede alle autorità di qualsiasi esito di qualsiasi operazione di ricerca. Non riceviamo risposta.

21:20 Alarm Phone raggiunge la cosiddetta Guardia Costiera Libica via telefono. Dicono di aver inviato una barca alle 15:00 circa, ora locale, controllando la zona intorno a Ras Jadar vicino al confine con la Tunisia, secondo l’ultima posizione GPS ricevuta. Non hanno notizie e chiedono informazioni e aggiornamenti. L’ultima posizione GPS ricevuta da Alarm Phone era però lontana da Ras Jadar.

 

Giovedì, 12 novembre 2020

01:51 Alarm Phone chiede nuovamente alle autorità un’operazione di ricerca per le 20 persone.

08:30 Secondo la pista di volo dell’aereo di Frontex non c’è nessun volo di ricerca, ma loro volano con il loro normale schema di ricerca per individuare le persone che lasciano la Libia.

10:54 Ancora una volta Alarm Phone chiede alle autorità un volo di ricerca, aggiungendo una proposta per un modello di ricerca.

Photo: AIR

11:15 Email di Frontex che informa Alarm Phone  che Open Arms si sta dirigendo a nord dopo 3 salvataggi, ovviamente non leggendo attentamente la nostra richiesta di soccorso.

13:01 Alarm Phone risponde a Frontex, chiarendo ancora una volta che le 20 persone in difficoltà sono ancora disperse e che è urgentemente necessaria una missione di ricerca.

Alarm Phone continua a chiamare il telefono delle 20 persone in difficoltà, convinti che siano ancora in mare aperto.

Venerdì, 13 novembre 2020

Un sopravvissuto contatta Alarm Phone, comunicando che solo lui e altri due uomini sono sopravvissuti all’11 novembre. Dopo più di 24 ore alla deriva in mare senza alcuna assistenza, la barca si è ribaltata e 17 persone sono annegate.