I profughi che sopravvivono al viaggio e riescono ad attraversare il confine marittimo tra la Turchia e la Grecia, su imbarcazioni piccole e sovraffollate, sono sottoposti, dal momento in cui è stato lanciato dall’UE il 16/10/2015, al cosiddetto ‘approccio hotspot’. In quanto parte dell’agenda Europea sulla migrazione, ora gli hotspot stanno venendo dislocati attraverso gruppi mobili dell’agenzia europea dei confini Frontex, per supportare i cosiddetti « stati europei di primo accesso » nell’identificazione sistematica e nel controllo delle persone in viaggio che sono entrate « illegalmente » sul territorio europeo. Uno dei compiti principali di Frontex è di accelerare le « procedure di ritorno », cioè la deportazione di quanti Frontex ‘identifica’ come non provenienti da una zona di guerra/ o come non aventi un retroterra valido per l’asilo in Europa.
Dal momento in cui Frontex è entrato in scena, le procedure di registrazione si sono drammaticamente rallentate. Le procedure di « controllo » individuale di Frontex prendono molto tempo, e questo ha causato gravi ritardi e quindi una situazione di emergenza umanitaria per le centinaia di persone che aspettano all’aperto. L’apertura officiale degli hotspot a Lesbo ha coinciso con l’aumento del numero degli arrivi e con il peggioramento delle condizioni climatiche. Mentre pioveva senza interruzione negli ultimi giorni, i gommoni continuavano ad arrivare dalla Turchia.
Nell’assenza di un qualunque sistema di fila e di ogni forma di gestione della folla da parte delle autorità, e senza accesso ad un rifugio (per proteggere le persone dalle rigide condizioni climatiche), ad infrastrutture sanitarie come i bagni, al cibo, al’acqua, a vestiti asciutti, a medicinali e medici, centinaia di profughi disperati sono lascizti alla sopravvivenza tra il fango e i cumuli di spazzatura fuori dalle recinzioni di Moria.
Le scene a Moria ci ricordano le zone di guerra : per le migliaia di persone in fila, spesso per molti giorni. Sono esauste e stanno in piedi, sedute o anche sdraiate nel fango, spesso appena dopo essere sfuggite alla morte attraversando il mare. Persone altamente vulnerabili non sono ne’ identificate, ne’ protette, supportate, ne’ gli viene data priorità. Ci sono bambini, anziani, donne incinta, di cui si occupano solo gli attivisti volontari ,che sono lasciati fuori ad aspettare da Frontex, e quelli che si ritirano dalla fila infinita devono tornare alla fine. Diverse donne hanno abortito a causa delle circostanze di stress aspettando nella fila, delle famiglie sono state separate nelle situazione caotica, bambini piangono disperatamente per i loro genitori.
Welcome to Europe ha documentato questa situazione terribile già a partire dall’inizio di ottobre in diversi Blogspots che includono fotografie dello scenario : http://infomobile.w2eu.net/.
Allo stesso tempo, le autorità hanno procedure e sistemazioni separate per i Siriani e per i Non-Siriani, creando un sistema a due classi in cui ad alcuni è data la priorità mentre contro altri c’è una discriminazione, anche se è difficile parlare di un qualunque privilegio in questa situazione di sofferenza di massa.
Da diversi mesi l’UNHCR come decine di altre ONG greche ed internazionali si sono precipitate a Lesbo per offrire aiuto umanitario e colmare i vuoti lasciati dal governo greco.
Comunque, il prevedibile deterioramento delle condizioni climatiche sembra aver colto tutti di sorpresa – nessuno era preparato alle consequenze della caduta della pioggia, ne’ nessuno si sarebbe organizzato per dare supporto alle persone che si trovani a presente in diversi luoghi dell’isola, senza rifugio ne’ generi di prima necessità.
La risposta alla crisi umanitaria arriva troppo tardi ed è troppo ridotta, mentre milioni di Euro se ne vanno in aiuti d’emergenza. Alo stesso tempo, la società civile, che include soprattutto locali ma anche persone che vengono da tutto il mondo per aiutare, ha mostrato una grande solidarietà senza la quale avremmo dovuto riportare molte vittime in più della Fortezza Europa sull’isola di Lesbo.
La tragedia in corso nell’ « Hot Spot » e nei dintorni, specchi del falimento dell’Europa nella protezione dei rifugiati e della violenza del regime dei confini sulla quale le politiche europee sulla migrazione sono fondate.
Controllare e registrare sono priorità, le vite delle persone non lo sono
Chiediamo la fine immediata delle procedure di hotspot r il ritiro istantaneo del personale di Frontex. L’UE deve mettere fine immediatamente al rallentamento delle procedure di registrazione da parte di Frontex che minaccia la vita delle persone. Denunciamo la procedura della « velocizzazione » dei rinvii nel modo più assoluto. Facciamo appello all’apertura dei confini di terra di modo che le persone in movimento non debbano rischiare, a fronte di perdere tempo, la propria vita. Chiediamo Chiediamo una larga diffusione di aiuti umanitari che soddisfino sufficientemente i bisogni di quanti arrivano sulle isole greche e un’accoglienza degna dei rifugiati offrendo loro protezione.
Libertà di movimento per tutti !
http://lesvos.w2eu.net/…/frontex-slows-down-registration-p…/
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